Il Tribunale, ha spiegato Martorelli all’inizio dell’udienza, “dà atto di aver appreso stamattina che Riina è impedito a partecipare all’udienza e che lo stesso sarebbe stato sottoposto a intervento chirurgico e di aver già richiesto al carcere di Parma notizie e informazioni precise sulla situazione del detenuto e che tali notizie non sono ancora pervenute”.

Nella scorsa udienza dell’11 luglio scorso sulla base di una relazione dell’ospedale di Parma, dove il ‘capo dei capi’ di Cosa Nostra è ricoverato in regime detentivo del 41 bis, il Tribunale di Milano aveva stabilito che, malgrado la “età avanzata” e le numerose “patologie”, il boss ha la “piena capacità di intendere e di volere” e il procedimento deve andare avanti.

Da un lato, infatti, hanno scritto i medici, Totò Riina soffre di una “cardiopatia” di “tale entità da condizionarne ogni attività” e che lo “espone costantemente” al “rischio di morte improvvisa”. Dall’altro lato, però, è “vigile e collaborante, discretamente orientato nel tempo e nello spazio”.

I suoi legali, infatti, gli avvocati Luca Cianferoni e Mirko Perlino, avevano provato a chiedere per il boss mafioso lo stop del processo (scaturito da intercettazioni ambientali di 4 anni fa nella casa di reclusione milanese dove era detenuto all’epoca) o in subordine una perizia per valutare la “capacità processuale”, ossia di comprendere di essere sottoposto a un processo. Richiesta bocciata.

Per ragioni di salute, slitta di una settimana il processo in corso a Milano a Totò Riina imputato per minacce di morte al direttore del carcere di Opera Giacinto Siciliano.

Lo ha deciso il Tribunale in seguito a una comunicazione del carcere di Parma in cui si spiega che il boss “non può essere al momento trasferito al di fuori della sezione detentiva” dell’ospedale della stessa città dove è ricoverato per via delle sue condizioni fisiche.