Il presidente americano Donald Trump ha dichiarato l’intenzione degli Stati Uniti di riattivare la presenza militare presso la base aerea di Bagram, in Afghanistan, suscitando una pronta reazione da parte delle autorità talebane. Nel corso di una conferenza stampa con il primo ministro britannico Keir Starmer, tenutasi a Londra durante la sua visita ufficiale nel Regno Unito, Trump ha affermato che Washington “sta cercando di riprendere Bagram”, collegando la mossa alla necessità di contrastare la Cina, indicata come principale avversario strategico degli Stati Uniti.
Bagram, nodo strategico nell’Asia centrale
Situata a nord di Kabul, la base di Bagram è stata per due decenni un centro nevralgico delle operazioni militari americane in Afghanistan. Con piste di atterraggio lunghe e capacità logistiche imponenti, è stata una delle infrastrutture militari più importanti dell’intera regione durante il conflitto afghano.
Nel 2021, nell’ambito del ritiro delle truppe statunitensi deciso dall’allora presidente Joe Biden, la base è stata abbandonata e successivamente presa in controllo dalle forze talebane. Un passaggio che ha rappresentato uno dei simboli più forti della fine della lunga presenza militare americana nel paese.
Le parole di Trump: “Serve per contenere la Cina”
Trump ha giustificato l’ipotesi di un ritorno a Bagram con ragioni di sicurezza strategica globale. In particolare, ha sottolineato la vicinanza geografica della base ai siti nucleari cinesi, affermando: “Una delle ragioni per cui vogliamo quella base è che si trova a un’ora da dove la Cina costruisce le sue armi nucleari”.
Il presidente ha ribadito che, a suo avviso, l’abbandono della base nel 2021 fu un errore strategico. Durante il suo primo mandato, Trump aveva negoziato direttamente con i talebani l’accordo per il ritiro delle truppe, noto come accordo di Doha, ma sostiene che la sua intenzione fosse quella di lasciare l’Afghanistan “con forza e dignità”, mantenendo comunque il controllo di Bagram.
La replica dei talebani: “Nessuna presenza militare accettata”
Alle parole di Trump ha risposto pubblicamente Zakir Jalali, secondo direttore politico del Ministero degli Esteri afghano, con un messaggio pubblicato sulla piattaforma X. Jalali ha ribadito la posizione del governo talebano: “Gli afghani non hanno mai accettato una presenza militare nella storia”, ricordando che questa eventualità è stata esplicitamente respinta durante i colloqui di Doha.
Pur lasciando aperti spiragli per futuri contatti, Jalali ha precisato: “Afghanistan e Stati Uniti devono interagire e possono stabilire relazioni economiche e politiche basate sul rispetto reciproco e su interessi condivisi, senza alcuna presenza militare americana nel nostro territorio”.
Nessuna conferma dal Pentagono o dalla Casa Bianca
Allo stato attuale, non risultano piani ufficiali né da parte del Dipartimento della Difesa né della Casa Bianca per un ritorno operativo nella base di Bagram. Le parole del presidente, definite da lui stesso come “breaking news”, non sono state accompagnate da dettagli operativi né da dichiarazioni ufficiali delle istituzioni militari competenti.
Alla domanda se siano stati avviati contatti con il governo talebano in merito alla possibilità di rioccupare la base, Trump non ha fornito risposte precise, ma ha lasciato intendere che potrebbero esserci canali indiretti: “Stiamo cercando di riprenderla, perché loro hanno bisogno di cose da noi”.






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