Ieri, sabato 21 maggio, la diplomazia russa ha pubblicato un elenco di 963 personalità americane a cui è stato vietato l’ingresso in Russia. Si tratta di una ritorsione per le sanzioni simili decise da Washington dopo l’offensiva in Ucraina.

La lista è stata resa nota dal ministero degli Esteri russo e comprende soprattutto funzionari governativi, parlamentari, ma anche membri della società civile, tra cui il presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden, il segretario di Stato Antony Blinken, il capo del Pentagono Lloyd Austin e l’amministratore delegato di Meta Mark Zuckerberg.

Nella lista, però, c’è anche il noto attore di Hollywood Morgan Freeman, 84 anni, accusato per avere registrato un video cinque anni fa in cui ha affermato che la Russia stava compiendo una “cospirazione” contro gli Stati Uniti d’America, indicando anche che “siamo in guerra”.

Il filmato in questione fu girato nel 2017, su iniziativa del Committee to Investigate Russia (CIR), creato per avvisare gli americani circa possibili manovre russe per destabilizzare la democrazia statunitense, in particolare al momento dell’elezione di Donald Trump. Con la sua voce profonda, l’attore premio Oscar ha accusato il presidente Vladimir Putin, “ex spia del KGB”, di avere lanciato attacchi informatici e diffuso informazioni false per vendicare il crollo dell’Unione Sovietica. E sempre in quell’anno l’attore fu oggetto di una campagna diffamatoria da parte del troll russi sui social media.

Il ministero degli Affari esteri russo ha spiegato che “le contro-sanzioni russe sono necessarie e mirano a costringere a stare al proprio posto la potenza americana, che sta cercando di imporre al resto del pianeta un ordine mondiale’ neocoloniale”. Ha anche assicurato che Mosca rimane aperta al “dialogo onesto” e distingue il popolo americano dalle autorità “che incitano alla russofobia”.

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