Un uomo, negli Stati Uniti d’America, è stato condannato a oltre 24 anni di carcere dopo aver ucciso il suo compagno di cella che aveva violentato la sua sorellina. Lo riporta LadBible.com.
Shane Goldsby stava scontando una condanna dopo essere stato coinvolto in un inseguimento della polizia nel 2017 quando è stato messo in cella con Robert Munger, che stava scontando 43 anni per reati sessuali.
Il 26enne aveva affermato di sentirsi profondamente a disagio nel condividere una cella con il pedofilo, 70 anni, che ha cominciato a vantarsi dei suoi crimini efferati. Goldsby ha picchiato Munger fino a fargli perdere i sensi, tutto documentato da una telecamera di videosorveglianza. Il 70enne è morto tre giorni dopo per le ferite riportate.
In una dichiarazione, che Goldsby ha tentato di leggere in tribunale prima di essere sopraffatto dall’emozione e chiedendo al suo avvocato di leggerlo per lui, si è scusato con la famiglia di Munger.
Ha detto: «Non riesco a immaginare come sarebbe perdere una persona cara in questo modo. Mi scuso con sua moglie e tutta la sua famiglia. Mi dispiace così tanto e spero che voi possiate guarire da ciò che ho causato».
Ha aggiunto che aveva intenzione di uccidere Munger e che avrebbe preferito vederlo dietro le sbarre per il resto della sua vita. Goldsby è stato condannato per omicidio.
Gli investigatori hanno scoperto che il Dipartimento di correzione di Washington non era a conoscenza del legame tra i due uomini, qualcosa che i suoi sistemi avrebbero dovuto segnalare prima di essere messi nella stessa cella. L’anno prima Goldsby chiese anche di essere spostato in un’altra cella ma il trasferimento gli fu negato.
Goldsby ha dichiarato: «Avevo così tante cose nella mia testa. Non ero stabile. Ero arrivato a quel punto perché Munger continuava a volermi fornire dettagli su cosa aveva fatto ai bambini. Mi chiedevo: ‘Perché sta succedendo tutto questo?’ Ma come ho detto, ho dato la mia vita a Dio nel 2019. Stavo facendo del bene. Però sono stato messo nella cella con quel tizio. Sono stato incastrato. Sono io la vittima».
La portavoce del Dipartimento di Stato per le correzioni, Janelle Guthrie, ha dichiarato all’Associated Press: «Non c’era alcuna chiara indicazione nella documentazione regolarmente esaminata per l’assegnazione degli alloggi che ci fosse un potenziale conflitto. L’Airway Heights Corrections Center sta conducendo la propria indagine amministrativa e sta collaborando con le forze dell’ordine e i tribunali».
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