- Covid-19, l’autocertificazione non è reato se infondata.
- Il giudice di Reggio Emilia: «Il DPCM è incostituzionale».
- Le spiegazioni della sentenza.
Una coppia emiliana, uscita di casa durante il lockdown e dichiarando una motivazione falsa, è finita sotto processo per il reato di falso ideologico in atto pubblico (che prevede una pena fino a due anni di reclusione).
Però, il giudice del Tribunale di Reggio Emilia ha prosciolto la coppia «perché il fatto non costituisce reato».
Nel dettaglio, quando la coppia è stata fermata dai Carabinieri, ha esibito un’autocertificazione in cui c’era scritto che la donna doveva fare delle analisi urgenti e l’uomo, un amico, la stava accompagnando. I militari dell’Arma, però, hanno accertato che non i due non erano mai stati in ospedale. Da qui la denuncia.
Per il giudice, come spiegato su laleggepertutti.it, il reato non è configurabile perché si tratta di un «falso inutile» (perché incide su un un documento irrilevante) e, quindi, non ci sarebbe alcun valido divieto di spostamento importo ai cittadini.
Quindi, il DPCM – il primo emanato dall’ex premier Giuseppe Conte l’8 marzo 2020 – è illegittimo. E la spiegazione è semplice: stando alla Costituzione, precisamente all’articolo 13, le limitazioni alla libertà personale possono avvenire solo in base ad un atto dell’autorità giudiziaria e non possono essere disposte da un atto amministrativo, com’è il Decreto emanato dal presidente del Consiglio.
E non finisce qui perché le restrizioni devono essere disposte «nei casi e modi previsti dalla legge» e quindi non con limitazioni generalizzate e assolute della libertà personale come, invece, si è verificato con «l’obbligo della permanenza domiciliare disposto nei confronti di una pluralità indeterminata di cittadini».
Quindi, per il giudice, con la sentenza numero 54 del 2021, che ha prosciolto dall’accusa la coppia il DPCM è incostituzionale, senza dovere ricorrere alla Consulta perché, per l’appunto, il decreto del presidente del consiglio dei ministri non è una legge. Quindi, a disapplicarlo basta la magistratura.
In definitiva, secondo il giudice la redazione dell’autocertificazione è una costrizione «incompatibile con lo stato di diritto del nostro paese».
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