Ilaria Capua, virologa all’Università della Florida, intervistata dal Messaggero sull’emergenza coronavirus, ha affermato che «visto che il periodo di incubazione è di 14 giorni, ancora non si possono vedere gli effetti delle misure prese, perché oggi si contano i contagi che erano avvenuti in precedenza».

La Capua ha poi criticato il metodo dell’immunità di gregge – che, fino a pochi giorni fa, era stato preso in considerazione dal Regno Unito ma poi accantonato – perché «ci costerebbe tantissimi morti». Inoltre, l’esperta ha rimarcato il fatto che «questo è un fenomeno epocale, che stravolgerà le civiltà, è possibile che in Lombardia il virus circolasse già da inizio gennaio, il servizio sanitario lombardo registrava polmoniti anomale già a fine dicembre. Più i casi aumentano, più il sistema sanitario si indebolisce. Dobbiamo trovare un punto di equilibrio, per questo le misure di contenimento sono utili».

La dott.ssa Capua ha anche osservto che «ci sono stati due tipi di approccio, il primo, quello iniziato dall’Italia e poi seguito da altri Paesi, punta a mitigare nel tempo gli effetti dell’infezione; quello di Boris Johnson e del Regno Unito evitava misure di contenimento, ricercando l’effetto gregge, ma vedo che il Regno Unito già ha fatto marcia indietro. Certo, è possibile, anche se non scontato, che si arrivi all’immunità di gregge, ma quante vite costerà senza misure di contenimento?».

«Siamo di fronte a un fenomeno epocale, non sono risposte che si possono dare in un battito di ciglia. L’Italia e altri Paesi europei provano a mitigare l’effetto del contagio. È presto per dare un giudizio, perché visto che il periodo di incubazione è di 14 giorni ancora non possiamo vedere gli effetti di queste misure, oggi contiamo i contagi che erano avvenuti in precedenza».

«Al caldo i virus stanno male, sicuramente. Le temperature alte rendono la loro vita più difficile – ha detto la virologa – c’è la possibilità che si possa attenuare, questo è verosimile ma non è scontato. Dobbiamo aspettare».

Infine, la dottoressa ritiene che, più o meno contemporaneamente, si troveranno sia il vaccino che il farmaco per la cura ma spera «che non ci sia bisogno del vaccino perché si sarà attenuata la forza del coronavirus».

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