Giorgio Palù, componente del Comitato Tecnico Scientifico (CTS) e presidente del Cda dell’AIFA, intervistato da Repubblica, ha affermato: «È possibile che la variante delta diventi dominante anche in Italia. Ma non bisogna spaventarsi sebbene sia più contagiosa. Il processo evolutivo di un virus pandemico consiste nell’adattarsi sempre di più alla specie ospite e non nel diventare più virulento, pena la sua stessa estinzione. Capiremo presto se abbiamo a che fare con un ceppo che dà luogo a manifestazioni meno gravi avendo come bersaglio le vie respiratorie superiori, naso e faringe».
L’esperto, comunque, ha ribadito di non dimenticare «le precauzioni base, soprattutto l’uso della mascherina nei luoghi affollati e al chiuso».
La variante delta è uno «dei circa 20 ceppi mutanti del Sars-CoV-2 considerati oggetto di preoccupazione, È comparsa a dicembre 2020 in uno Stato nel nord dell’India, pochi mesi dopo è stata la causa di oltre 30 mila casi al giorno a Nuova Delhi anche tra soggetti già guariti e vaccinati. È un’evoluzione naturale del virus che muta nel suo genoma. Non graviamo questo fenomeno fisiologico di drammaticità anche se i numeri indicano che questa variante ha preso velocemente il sopravvento in Inghilterra, dove è all’origine del 90% dei contagi. In Francia e Germania è al 20%, in Portogallo al 40-50%. In Italia un mese fa era sull’1%. È stata recentissimamente documentata una sua prevalenza intorno al 20% dall’Istituto superiore di sanità».
«Una delle sue tre sottovarianti – ha proseguito Palù – ha acquisito mutazioni che la rendono più infettiva del 50% rispetto all’Alfa (ex variante inglese). Alcuni la descrivono come responsabile di sintomi più lievi. Il naso che cola, mal di testa. Tipici del raffreddore. Attendiamo studi più accurati. Non sappiamo se questa descritta minore aggressività sia legata al fatto che in Inghilterra, dove è più studiata perché più diffusa, molti dei positivi al virus Delta avevano già ricevuto la prima dose di vaccino acquistando una certa protezione. La vaccinazione è un significativo scudo contro forme gravi e ricoveri. Adolescenti e bambini sono più colpiti perché, pur possedendo meno recettori per il virus nelle cellule delle prime vie respiratorie, naso e gola, vengono infettati con maggior facilità in quanto la variante ha acquisito una più elevata affinità per i recettori stessi».
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