In un clima di crescenti frizioni nel Mar dei Caraibi, il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha risposto alle minacce di Donald Trump con un monito netto: il Venezuela è pronto a una difesa armata. Tra sorvoli provocatori di jet e accuse di narcotraffico, le parole di entrambi i leader accendono i riflettori su una regione sempre più instabile.

Le acque del Mar dei Caraibi, storicamente crocevia di commerci e rotte strategiche, si sono trasformate in un teatro di potenziali confronti militari. In un incidente che ha catturato l’attenzione globale, due jet F-16 venezuelani hanno sorvolato per due giorni consecutivi la USS Jason Dunham, un cacciatorpediniere della Marina statunitense.

L’episodio, confermato da funzionari del Pentagono all’emittente CBS News, ha accentuato le tensioni tra Washington e Caracas. Non è chiaro se gli aerei fossero armati, e la nave americana non ha reagito, ma l’azione è stata descritta come provocatoria.

La risposta di Trump: minacce di abbattimento per difesa delle forze USA

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha reagito con fermezza ieri, venerdì 5 settembre, avvertendo che qualsiasi manovra pericolosa da parte di aerei venezuelani nei confronti delle forze americane porterebbe a conseguenze immediate, minacciando l’abbattimento.

Gli Stati Uniti hanno anche rafforzato la loro presenza militare, dispiegando dieci jet F-35 stealth a Puerto Rico, ufficialmente per contrastare operazioni legate ai cartelli della droga, inclusi legami con il regime di Maduro. Tale mossa, secondo fonti del Dipartimento della Difesa, mira a proteggere le rotte marittime e a scoraggiare ulteriori provocazioni, senza però menzionare esplicitamente un’agenda di cambio di regime.

Maduro ribatte: nessuna divergenza giustifica un conflitto armato

In una diretta risposta alle parole di Trump, il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha escluso categoricamente l’ipotesi di un confronto militare. Durante un discorso trasmesso a reti unificate, Maduro ha affermato: “Nessuna delle divergenze che abbiamo e abbiamo avuto può portare a un conflitto militare. Non ha giustificazione”. Maduro ha enfatizzato che le tensioni non devono sfociare in violenza, ribadendo l’impegno del Venezuela per il dialogo.

L’attivazione delle milizie: preparativi per una difesa organizzata

Pur avendo negato la possibilità di un conflitto, Maduro ha, però, alzato il tono durante l’evento Attivazione dell’Unità comunale della milizia al combattimento, trasmesso dalla televisione statale VTV. Qui, il leader venezuelano ha avvertito che il Paese entrerebbe in una “fase di lotta armata” in caso di aggressione esterna, delineando una “risposta pianificata e organizzata di tutto il popolo” per salvaguardare la sovranità e l’integrità territoriale.

L’attivazione delle milizie comunali rappresenta un passo concreto nella mobilitazione civile e militare, con enfasi sulla difesa popolare. Maduro ha esortato Washington ad abbandonare politiche di “cambio di governo violento” in America Latina e nei Caraibi, invitando il presidente USA a rispettare l’indipendenza venezuelana.

Accuse di narcotraffico

Al centro delle frizioni vi sono le accuse americane sul coinvolgimento del Venezuela nel narcotraffico. Maduro ha respinto con forza tali affermazioni, sostenendo che il Paese “non produce né foglie di coca né cocaina”. Ha citato progressi riconosciuti da organismi internazionali nella lotta alla droga, definendo le imputazioni come pretesti per interferenze. “Questa bugia è così grossolana e fallace quanto il fatto che l’Iraq avesse armi di distruzione di massa”, ha aggiunto Maduro in un intervento riportato da fonti locali. Gli USA, dal canto loro, hanno intensificato le operazioni antinarcotici, con la flotta nel Mar dei Caraibi mirata a intercettare traffici legati a gruppi come Tren de Aragua, che Washington collega al regime di Maduro. Questa dinamica ha portato a recenti azioni, come l’attacco USA a una nave sospettata di trasportare droga per gang venezuelane, solo due giorni prima dei sorvoli.