Il vertice di Parigi sull’Ucraina svela divisioni e speranze: tra pace, sanzioni e nuove offensive russe, l’Europa cerca unità. Cosa accadrà ora?
Oggi, giovedì 27 marzo, Parigi è tornata al centro della diplomazia europea con il vertice dei “volenterosi”, convocato dal presidente francese Emmanuel Macron per discutere il futuro dell’Ucraina.
Leader di diversi Paesi si sono confrontati su temi cruciali: il sostegno a Kiev, la gestione delle sanzioni contro la Russia e la possibilità di un cessate il fuoco monitorato a livello internazionale. “Il nostro obiettivo è chiaro ed è quello di ottenere la pace”, ha dichiarato Macron, sottolineando l’urgenza di un’azione coordinata per contrastare le narrazioni russe e sostenere il popolo ucraino nel breve termine. Ma dietro le parole di unità si celano divisioni e incertezze, con l’Italia di Giorgia Meloni al centro di un dibattito politico interno ed esterno.
Macron e l’idea di un contingente di pace
Uno dei temi più caldi del vertice è stato l’ipotesi di inviare forze di peacekeeping in Ucraina. Macron ha riconosciuto che “non c’è unanimità tra i volenterosi” su questa proposta, ma ha aggiunto con fermezza: “Non serve l’unanimità perché questa missione prenda vita”. Il presidente francese ha lasciato aperta la porta a un’azione decisa, anche senza il consenso di tutti i partner.
Intanto, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rivelato un dato incoraggiante: “Il numero di Paesi pronti a inviare il contingente di pace è in aumento”. Secondo Zelensky, “ci sono molte proposte da parte dei leader”, un segnale che la coalizione potrebbe presto trovare una base operativa concreta, nonostante le resistenze.
Meloni e il cessate il fuoco: un ruolo per l’ONU?
La premier italiana Giorgia Meloni ha portato al tavolo una visione pragmatica, concentrandosi sull’importanza di un cessate il fuoco parziale che protegga le infrastrutture civili, come scuole e ospedali, con l’obiettivo di arrivare a una tregua totale. Una nota di Palazzo Chigi ha evidenziato come i leader abbiano discusso “l’importanza di una efficace attuazione e monitoraggio del cessate il fuoco”, aprendo la strada a un possibile coinvolgimento delle Nazioni Unite. Meloni ha anche proposto un modello di garanzie di sicurezza per l’Ucraina ispirato all’articolo 5 del Trattato Nato, un’idea che Macron ha accolto con interesse, promettendo un “approfondimento tecnico”. Tuttavia, la sua assenza dalla stampa all’Eliseo ha alimentato speculazioni su una posizione italiana ancora incerta.
Le sanzioni alla Russia: un punto di rottura
Sulle sanzioni contro Mosca, il vertice ha mostrato un fronte compatto ma fragile. Macron ha dichiarato che “non è il momento” di revocarle, una posizione condivisa da Zelensky, che ha messo in guardia contro “segnali molto pericolosi” derivanti da eventuali concessioni alla Russia. Il leader ucraino ha fatto riferimento a rumours provenienti dall’Arabia Saudita su una possibile revoca delle sanzioni in cambio di una tregua nel Mar Nero, definendoli “un errore strategico”. “I russi stanno prolungando i colloqui per guadagnare tempo e accaparrarsi più territorio”, ha aggiunto, citando informazioni dell’intelligence ucraina su nuove offensive in preparazione nelle regioni di Sumy, Kharkiv e Zaporizhzhia.
Divisioni interne: l’Italia sotto i riflettori
Non tutti i riflettori erano puntati sull’Ucraina. Il senatore Enrico Borghi, vicepresidente di Italia Viva, ha criticato duramente la posizione di Giorgia Meloni, accusandola di immobilismo: “Sospesa nello scegliere tra Trump e l’Europa, condizionata dalle divisioni nella sua maggioranza, indecisa sulla strada da prendere, la presidente del Consiglio impedisce all’Italia di avere una posizione chiara”.
Borghi ha aggiunto che “l’Italia ne paga le conseguenze, perché è isolata rispetto all’Europa e da Trump otterrà solo i dazi che colpiranno le nostre aziende”. Una stoccata anche al ministro degli Esteri Antonio Tajani, silente nonostante il suo partito europeo sia in prima linea nell’iniziativa.
Zelensky: “La Russia vuole dividerci”
Il presidente ucraino ha chiuso il vertice con un appello accorato: “La Russia vuole dividere Europa e Stati Uniti”. Rispondendo a una domanda sul ruolo degli USA, Zelensky ha definito il loro contributo “senza dubbio molto importante”, ma ha accusato Vladimir Putin di lavorare da oltre un anno per “indebolire l’Europa e dividerla dall’interno”. “La macchina del Cremlino sta cercando di far impantanare gli Stati Uniti in discussioni infinite su false condizioni”, ha aggiunto, sottolineando come Mosca punti a sfruttare le divisioni occidentali per consolidare i propri guadagni territoriali.
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