Poche ore dopo l’annuncio di Giuseppe Conte in TV sul nuovo DPCM sulla fase due, la Comunità Episcopale Italia (CEI) ha inviato una dura nota perché le messe continueranno ad essere sospese: «I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale».

Palazzo Chigi, prendendo atto della comunicazione della CEI, ha confermato che, nei prossimi giorni, si studierà un protocollo che consenta presto la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza.

Stuzzicato sulla questione durante la sua visita a Milano, Conte ha detto: «Mi dispiace di creare un comprensibile rammarico con la CEI e la chiesa italiana, non c’è assolutamente alcun atteggiamento materialista del governo, ma c’è una grossa rigidità da parte del comitato tecnico scientifico. Lavoreremo per definire un protocollo di massima sicurezza per garantire a tutti i fedeli di partecipare alle celebrazioni liturgiche, contiamo di definirlo in pieno spirito di collaborazione con la CEI».

Ebbene, stamane sono arrivate le parole di Papa Francesco che sembrano indirizzate proprio ai vescovi per placarne l’ira: «In questo tempo nel quale si incomincia ad avere disposizione per uscire dalla quarantena preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e obbedienza alle disposizioni perché la pandemia non torni».

Dichiarazione che, politicamente, è stata colta al volo da Giorgio Trizzino del MoVimento Cinque Stelle: «Sono convinto che l’attuale momento stia aiutando molti credenti a darsi risposte e ad aprirsi al vero senso del messaggio evangelico. Ecco perché ritengo che quanto sostenuto dalla Conferenza Episcopale Italiana sia sbagliato», ricordando che «lo stesso Papa Francesco questa mattina ha esortato all’obbedienza ed alla prudenza verso tutte quelle regole poste dai governi a seguito della pandemia».

E ancora: «La Chiesa rimanga fuori dalle contestazioni al Governo che sta cercando con tutti i mezzi di affrontare l’attuale crisi sanitaria ed economica. Non si faccia corresponsabile di un pensiero malsano da parte di chi vuole sfruttare ogni mezzo per imporre la propria visione autoritaria di governo dello Stato. La Chiesa dimostri di sapere affrontare questi tempi così difficili con la maturità e con la saggezza che l’hanno da sempre contraddistinta. Sappia stare dalla parte di chi sta vivendo la propria sofferenza solamente per l’impossibilità di potere assistere alle Messe ed alle altre forme di culto, spiegando che in questo momento esistono altre priorità come quella di tutelare la popolazione dal contagio (soprattutto quella più anziana) e di non sperimentare forme di aggregazioni assembleari che rimarrebbero comunque rischiose».

Tuttavia, intervistato da Il Giornale, il cardinale Camillo Ruini, ex presidente della CEI, ha affermato: «L’eucaristia per i credenti è anzitutto un bisogno, il bisogno del pane della vita. Il Papa ha dato voce a questo bisogno che riguarda tutta la Chiesa. Purtroppo il governo, nell’ultimo decreto della Presidenza del consiglio, ha disatteso questo bisogno, arrogandosi competenze non sue riguardo alla vita della comunità cristiana. Bene -ha fatto quindi la Conferenza episcopale a protestare con forza. Ora il governo ha il dovere di rivedere le sue posizioni».

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