Dopo due stagioni negli Stati Uniti d’America, con la maglia del DC United, la stella del calcio inglese, Wayne Rooney ha firmato un contratto con il Derby County, squadra della Championship (la serie B d’Inghilterra): sarà sia giocatore che coach, assistente del manager Philipp Cocu.

Tuttavia, di recente l’ex calciatore di Everton e Manchester United, oggi 34enne, ha raccontato di avere trascorso un brutto momento associato alla ludopatia, ovvero al gioco compulsivo che, al contrario di quanto si possa credere, non è un vizio ma una vera e propria malattia.

QUEL 16 MARZO 2017

Innanzitutto, un antefatto, datato 16 marzo 2017. Come riportato dal The Sun, allora accadde che Rooney, mentre la moglie Coleen – con cui ha avuto molte liti sull’argomento – stava viaggiando con i suoi tre figli verso l’Europa, colse l’occasione per andare in un casinò – dopo la partita tra il Manchester United e il Rostov – dove perse 600mila euro in appena due ore, stando a quanto raccontato da un testimone. La leggenda del calcio inglese giocò senza fermarsi alla roulette, puntando pesantemente sul rosso, e sul blackjack, mandando in fumo quasi 5.000 euro al minuto, dando la sensazione di essere «posseduto».

OGGI

Rooney sta lottando contro il suo disturbo mentale e, intervenuto nella campagna di sensibilizzazione sul gioco d’azzardo ‘Stay In Contol’ di 32red, ha raccontato: «Ero un ragazzo giovane che aveva appena guadagnato un sacco di soldi. Quando sei in trasferta col Manchester United devi restare in hotel. Poi con l’Inghilterra eri bloccato dai 7 ai 10 giorni. Ti annoi e devi fare qualcosa. All’epoca il gioco d’azzardo era uno dei miei passatempi. Era facile piazzare scommesse per telefono. Non mi sembravano soldi veri. Non era come andare in un negozio di scommesse dove è impossibile investire oltre un certo limite. All’inizio ho vinto e ho pensato di poter fare denaro facilmente. Poi il vizio del gioco mi ha risucchiato e ho perso tutto».

Come tutti i giocatori ha tentato di recuperare quanto perso ma non solo senza esito ma ciò lo condizionò anche sportivamente: «Ho provato a riconquistare i miei soldi, ma le perdite subite mi hanno condizionato quando sono sceso in campo. Ho smesso di giocare. Ho imparato dai miei errori».

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