Tutto pronto per le manifestazioni del 23 maggio a Palermo, per il trentunesimo anniversario della strage di Capaci, dove morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, oltre che tutte le altre vittime della mafia, come il giudice Paol Borsellino.  Anche i sindacati saranno in piazza, non senza qualche polemica.

Uil: “I loro insegnamenti patrimonio per i giovani”

“Gli insegnamenti di Falcone e Borsellino sono un patrimonio fondamentale per far crescere i giovani tra legalità e senso civico rendendoli cittadini responsabili e liberi. La loro memoria ci offre l’esempio di chi ha saputo lottare per cambiare le cose, a noi il compito di guidare le nuove generazioni su questo percorso”. Così Luisella Lionti, segretaria generale della Uil Sicilia, in occasione del trentunesimo anniversario della strage di Capaci, dove morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. “La mafia, purtroppo, non è ancora sconfitta e la lotta deve essere sempre al primo posto dell’agenda politica del nostro Paese – conclude Lionti -. Siamo convinti che la cultura e il lavoro siano gli strumenti più efficaci contro tutte le mafie”.

Cgil: “Dal Governo azioni che favoriscono la mafia”

“Noi riteniamo che oggi ci sia un arretramento sul fronte della lotta alla mafia. Non sono in discussione i risultati sul fronte repressivo, seppur raggiunti talvolta con percorsi non del tutto lineari, ma alcune iniziative politico- istituzionali che di fatto allargano le maglie di quello steccato che si è cercato di erigere negli anni attorno alle attività economiche per evitare le infiltrazioni”. Lo dice il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, alla vigilia dell’anniversario della strage di Capaci. “Su questo tema- sottolinea- occorre che si concentri l’attenzione delle forze democratiche e anti mafiose. Esiste una questione di tipo culturale, di una svolta non pienamente compiuta nella nostra regione, ma ne esiste anche una più squisitamente politica”, osserva Mannino che aggiunge: “Se da parte del governo arrivano provvedimenti come quello sugli appalti che creando ampie zone di discrezionalità renderanno di fatto più facili le infiltrazioni nei lavori pubblici, che esporranno i sindaci a pressioni malavitose rendendo più fragili e permeabili le amministrazioni locali, come può diventare fatto compiuto la transizione verso l’economia legale e la piena transizione verso una cultura che rigetta mafia e corruzione?”. Il segretario della Cgil aggiunge: “Analogo atteggiamento constatiamo al livello regionale. Abbiamo proposto un protocollo regionale antimafia sugli appalti, abbiamo registrato consensi istituzionali ma la cosa è poi caduta nel vuoto. Non basta dire ‘ sono d’accordo’, se non si agisce di conseguenza – sottolinea Mannino- si dimostra di fatto il contrario”. Il segretario della Cgil prosegue: “E’ così che vogliamo ricordare il sacrificio del giudice Falcone e degli altri caduti sul fronte della lotta alla mafia, alzando le barricate contro iniziative politiche che favoriscono le infiltrazioni e facendo appello a tutti coloro che condividono questo, specie se presenti in Parlamento, a non mollare, perché come hanno dimostrato i tanti morti di mafia, e tra questi i sindacalisti, sono le svolte sul terreno politico e legislativo a produrre avanzamenti, ma purtroppo anche arretramenti. Se vogliamo affermare la legalità sul piano dell’economia e della cultura- conclude Mannino- occorre una netta transizione politica, che veda al bando i compromessi dando segnali inequivocabili, che assuma come centrale il tema della lotta alla mafia e alla corruzione , che come è ampiamente dimostrato, oltre a essere eticamente riprovevoli, non favoriscono lo sviluppo economico”.

La Cisl: “In piazza per dire no alla mafia”

“Parteciperemo alle iniziative del 23 maggio, perché come fu per la grande manifestazione del 1992 nel giorno del funerale del giudice Falcone, della moglie e degli agenti della scorta quando i lavoratori scesero in piazza per ‘rilanciare la vertenza’ contro l’illegalità la sopraffazione che avevano privato la nostra terra di grandi uomini e donne dello Stato, così ribadiremo che per contrastare la mafia serve un forte e corale No ogni giorno”. Così il segretario generale Cisl Palermo Trapani Leonardo La Piana, annuncia la partecipazione del sindacato, come ogni anno con tutte le sue federazioni enti e associazioni, alle iniziative previste per domani 23 maggio a Palermo organizzate dalla Fondazione Falcone, quando ricorreranno i trentuno anni dalla strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e gli agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Il sindacato sarà presente con una pettorina identificativa, che porta due frasi (‘Italia parte civile’ da un lato e ‘Per non Dimenticare, gli uomini passano, le idee restano ..continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini’, dall’altra), al corteo che nel pomeriggio partirà da Porta dei Giganti ( via Duca della Verdura) per dirigersi verso l’albero Falcone e assistere al minuto di silenzio alle 17,58. “La società civile, il mondo del lavoro, devono tenere accesa quella fiamma che portò in piazza migliaia di lavoratori nell’anno terribile delle stragi, la coscienza antimafia è fatta di scelte quotidiane che portano a far prevalere il legale sull’illegale, il rispetto sulla sopraffazione, il bene della collettività contro quello dei mafiosi. Le istituzioni devono essere protagoniste di questo percorso – aggiunge La Piana – che è l’unico che possa portare allo sviluppo del nostro territorio, perché liberandoci dell’economia sommersa e illegale, possiamo far rinascere l’economia pulita, buona, quella che porta a creare un futuro per i nostri giovani”. La Piana conclude “I giudici Falcone e Borsellino, tutte le donne e uomini della scorta, come tutte le vittime di mafia, ci hanno lasciato questo grande messaggio: ogni No a tutte le forme di condizionamento è un passo in avanti in questa battaglia che bisogna vincere tutti insieme”.

 Cisl Sicilia: “Ricordo sempre vivo”

Alle 17,58 del 23 maggio di trentun’anni fa Giovanni Brusca, mafioso di san Giuseppe Jato legato ai corleonesi di Totò Riina, sull’autostrada che collega Palermo al suo aeroporto dalle parti della cittadina d Capaci, azionava il telecomando che innescò l’esplosione di mille chili di tritolo. Fu “l’attentatuni”. E a morire furono il giudice Giovanni Falcone appena cinque giorni dopo il suo cinquantatreesimo compleanno. La moglie Francesca Morvillo, magistrato pure lei; e gli agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Fu la prima strage di quell’anno, il 1992. Perchè qualche mese più tardi, il 23 luglio, anche il giudice e amico d’infanzia di Falcone, Paolo Borsellino, sarà barbaramente ucciso con l’esplosione di una Fiat 126 imbottita di tritolo. In quel caso a morire con Borsellino, in via D’Amelio, furono gli agenti Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli. “Pagine tristissime della nostra storia”, commentano alla Cisl Sicilia. E Sebastiano Cappuccio, segretario generale: “Il sacrificio di quegli uomini non lo dimenticheremo mai”. Anzi, aggiunge, il rinnovarsi delle scadenze, anno dopo anno, “rinnova puntualmente in noi il sentimento di cordoglio, di pena, di lutto per quello che accaduto”. E ad addolorare tutti, rimarca il sindacato, è pure il senso di frustrazione per le ombre che ancora oggi si allungano su quei fatti, “tra misteri, anomalie, depistaggi. Interrogativi che restano irrisolti nonostante decenni di processi. E decine di sentenze”. Il mondo del lavoro, sottolinea la Cisl, terrà sempre viva la memoria di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e di tutte le vittime delle stragi mafiose, barbaramente cadute prima e dopo di loro. Ma una testimonianza che non sia mero rito, per la Cisl passa per “politiche di sviluppo che liberino l’Isola dal ricatto di tutte le mafie” e che abbiano al centro la cultura della legalità e assieme logiche di investimento produttivo e misure di inclusione e tutela sociale. E’ questo che anche oggi rivendichiamo”, rimarca Cappuccio. “Ed è questo che ci aspettiamo da tutti i governi, nel presente e nel futuro. In sede locale, regionale e nazionale”.

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