Il caso fece molto scalpore nel gennaio del 2009 quando un ragazzo di Vittoria, Dario Bizzarra di 27 anni, morì all’ospedale Civico di Palermo. Aveva dato, insieme al padre, un passaggio a due immigrati che li aggredirono e gli diedero fuoco cospargendoli di benzina. I due non vennero mai identificati.

Il padre si salvò, il ragazzo invece sin da subito apparve in condizioni gravissime e poi morì.

Adesso, come riporta il Giornale di Sicilia, la terza sezione penale della Corte d’ Appello di Catania ha confermato le due condanne per omicidio colposo nel processo a carico di due dei quattro medici dell’ospedale Civico di Palermo, rinviati a giudizio nel giugno del 2011 per omicidio colposo. Per uno di loro, però, ha ridotto la pena a quattro mesi, rispetto ai nove del primo grado, equiparandola a quella dell’altro imputato. Gli altri due medici rinviati a giudizio sono stati assolti in primo grado e la sentenza non è stata appellata.

I due medici condannati – secondo l’ accusa- sono i responsabili della morte di Dario. Secondo la Procura di Palermo, anche i medici rianimatori Giulio Sparacino e Salvatrice Matranga avrebbero commesso lo stesso reato di omicidio colposo non eseguendo la corretta procedura per l’ incannulamento del paziente ma – come detto – sono stati assolti dal giudice unico del Tribunale, Monica Sammartino, mentre la sentenza di condanna è stata emessa ai danni dei medici del centro ustioni, Pietro Cucchiara e Nicolò D’Arpa accusati di non avere prestato le cure adeguate al ragazzo.

In appello è stata riformata la sentenza del dottore Cocchiara, condannato a 4 mesi con la concessione delle attenuanti generiche (in primo grado era stato condannato a nove mesi di reclusione). Confermata, invece, la condanna a 4 mesi ai danni del dottor D’ Arpa, a cui il giudice di primo grado aveva concesso le attenuanti generiche. La pena è stata sospesa per entrambi i medici. La Corte d’ Appello ha inoltre condannato Cocchiara e D’Arpa al risarcimento danni a favore delle parti civili costituite, rappresentate dagli avvocati Matteo Anzalone e Nicola Scibilia, confermando una provvisionale in favore dei genitori pari a 125 mila euro ciascuno e dei due fratelli e della sorella per 50 mila euro ciascuno. In sede civile la causa è stata chiusa con un risarcimento complessivo pari a 700 mila euro.

L’autopsia eseguita dopo il decesso del giovane, escluse che la morte fosse da attribuire alle ustioni.