Passa in Consiglio Comunale la bozza di accordo con lo Stato. Sala delle Lapidi dà il via libera all’atto a maggioranza dei presenti. Favorevole in maniera compatta il centrodestra, astenuti i gruppi di “Oso”, Progetto Palermo e PD. Contrario il M5S, unico gruppo ad esprimere stessa tipologia di voto, invece, all’ordine del giorno che impegna l’Amministrazione per attivarsi al fine di reperire fondi sufficienti per consentire il raddoppio delle indennità dei consiglieri comunali. Soldi che, nelle intenzioni dei proponenti, dovranno provenire dalla Regione o, comunque, non dai fondi per il turnover del personale.
Mazzata Irpef, aumenti da cauterizzare anno per anno
Un documento sul quale si gioca il futuro contabile di Palazzo delle Aquile, il quale sarà sottoposto al Governo Nazionale entro il 31 gennaio. Atto al quale seguirà, entro il 31 marzo, il piano di riequilibrio ad esso collegato. Procedura che vincolerà il Comune di Palermo per i prossimi vent’anni, ovvero fino al 2043. Ciò in cambio di 180 milioni di euro che perverranno alle casse del capoluogo siciliano in vent’anni, di cui i primi quaranta a partire dal 2024. Cifra sostanzialmente uguale a quella concordata dall’ex sindaco Leoluca Orlando. Soldi per i quali Palazzo delle Aquile dovrà mettere in campo, in pratica, una manovra lacrime e sangue, a partire dagli aumenti sull’addizionale Irpef.
Aumenti parzialmente cauterizzati grazie ai fondi messi a disposizione nel decreto aiuti bis prima e nella legge finanziaria poi, ma che rimangono a partire dal 2023. Annualità per la quale, al momento, è previsto un incremento da 9 milioni di euro. Mazzata che si punta ad assorbire parzialmente con un emendamento romano al fine di recuperare i 7,7 milioni attualmente persi e relativi all’annualità 2022 del precedente piano.
Aumenti che, purtroppo, rimangono per il momento per le successive annualità. Cifra che salirà ulteriormente nel 2024 e nel 2025, con un incremento di 12,7 milioni di euro (addizionale all’1%), ma soprattutto tra il 2026 e il 2027, con incrementi vicini o addirittura superiori ai 38 milioni di euro (addizionale intorno all’1,4%). La sensazione rimane quindi quella di una battaglia da giocare anno per anno per andare riducendo l’impatto degli aumenti.
Ordine del giorno sull’aumento delle indennità
Quattro gli ordini del giorno presenti, di cui due quelli approvati. Nel primo, proposto dalle opposizioni, si propone di porre in essere tutte le azioni possibili per ridurre al minimo gli aumenti sull’addizionale Irpef. Il secondo, invece, ha riguardato un tema abbastanza peculiare, ovvero l’aumento delle indennità di tutti gli amministratori del Comune di Palermo. L’atto, illustrato in aula dal consigliere comunale della Nuova DC Domenico Bonanno, impegna “il sindaco, la Giunta e gli uffici competenti a porre in essere tutte le procedure utili all’individuazione e allo stanziamento delle risorse finanziarie necessarie ad assicurare un futuro e strutturale adeguamento delle indennità spettanti agli amministratori globalmente intesi”.
Un upgrade economico-finanziario che riguarderebbe quindi tutte le figure dell’Amministrazione: dal sindaco all’ultimo dei consiglieri di circoscrizione. Aumenti da calcolare “nella misura del 100% a partire dall’anno 2023, nel rispetto degli equilibri pluriennale di bilancio“. Fondi che comunque dovranno attingere a risorse “diverse da quelle derivanti delle economie da pensionamento del personale“. Superato quindi il punto sul quale si era bloccato l’emendamento, a prima firma Milazzo, in sede di bilancio di previsione 2022-24. Tema sul quale hanno espresso voto favorevole quasi tutti i consiglieri comunale, dal centrodestra al centrosinistra. Contrario soltanto il gruppo del M5S, mentre si è astenuto il presidente Giulio Tantillo.
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