Centottanta milioni di euro, la stessa cifra concordata da Leoluca Orlando nel precedente tavolo istituito a Roma sulla crisi del Comune di Palermo. Questa è l’ammontare di risorse, spalmato nei prossimi vent’anni, che arriverà nelle casse di Palazzo delle Aquile. A statuirlo è la nuova bozza di accordo con lo Stato deliberata dalla Giunta comunale lo scorso 5 gennaio e pubblicata oggi all’albo pretorio del Comune di Palermo.

Pochi i lifting rispetto alle precedenti previsioni approvate dal Consiglio Comunale lo scorso anno. Fra queste, l’annullamento degli aumenti IRPEF per l’annualità 2022 e la riduzione per 4/5 di quelli previsti nel 2023. La stangata, quindi, rimane tale. Ciò al netto di alcune “carezze” ricevute nell’ultima legge finanziaria. Un accordo che, per sua stessa previsione, annovererà la possibilità di modifica ogni anno per il prossimo lustro. Ciò nella speranza di reperire ulteriori risorse per ridurre al minimo i disagi per i cittadini palermitani. Parola adesso al Consiglio Comunale, chiamato ad approvare l’atto ragionevolmente brevi.

Fondi uguali a quelli dell’era Orlando

Una bozza che, fondamentale, segue la linea tracciata dall’ex sindaco Leoluca Orlando. L’accordo prevede in sostanza la stessa, identica cifra concordata dall’ex primo cittadino con i tavoli nazionali: 180 milioni di euro che il Comune di Palermo riceverà nell’arco di vent’anni. I primi quaranta dovrebbero arrivare nel 2024. All’interno dell’accordo, è stata inserita la possibilità di una revisione annuale per i prossimi cinque anni. La speranza, al momento è tale, è quella di reperire ulteriori risorse nei tempi a venire.

Ad oggi infatti, al di là dei fondi previsti dall’accordo con lo Stato, il Comune di Palermo potrà contare solo sulle ulteriori risorse fornite in sede di legge finanziaria. Ovvero, 9 milioni di euro per la lotta al caro energia, 2 milioni di euro per la risoluzione dell’emergenza cimiteriale (che si sommano a quelli precedentemente destinati con l’emendamento Salvini dello scorso anno) e la quota parte dei 40 milioni di euro da destinare alle città metropolitane siciliane (Palermo, Catania e Messina) per aumentare la capacità di riscossione.

La stangata dell’Irpef

Tema centrale del documento rimane la questione legata agli aumenti dell’addizionale Irpef. Maggiorazioni d’entrata cauterizzate soltanto per l’annualità 2022, grazie ai fondi del decreto aiuti bis, ma che rimane già a partire dal 2023. Un’emorragia che colpirà le tasche dei palermitani per un importo da 9 milioni di euro per l’annualità in questione, con addizionale che salirà così allo 0,95% rispetto allo 0,80% attuale. Cifra che salirà ulteriormente nel 2024 e nel 2025, con un incremento di 12,7 milioni di euro (addizionale all’1%), ma soprattutto tra il 2026 e il 2027, con incrementi vicini o addirittura superiori ai 38 milioni di euro (addizionale intorno all’1,4%).

Fatto ricordato anche dal ragioniere generale Bohuslav Basile, nella lettera associata al cronoprogramma di interventi relativo all’accordo con lo Stato. “Il Comune di Palermo assicura l’incremento dell’addizionale comunale all’IRPEF, per il periodo 2023-2042. Tale incremento verrà attuato con ulteriore apposito atto deliberativo consiliare da approvarsi, per l’anno fiscale interessato, entro il termine di legge di approvazione annuale del bilancio di previsione dell’Ente. Il Comune di Palermo si riserva di incrementare l’addizionale comunale per gli anni 2041 e 2042”. Aumenti che quindi, potenzialmente, perseguiteranno i palermitani per i prossimi vent’anni.

Aumenti TARI ed ulteriori balzelli

Una mazzata alla quale si aggiunge anche l’aumento della TARI per l’annualità 2022. Maggiori entrate per circa 2,3 milioni di euro già votate durante l’approvazione della delibera sul PEF quadriennale. Incrementi dettati dalla necessità di ammortizzare gli extracosti derivati dal trasporto di rifiuti dall’impianto di Bellolampo verso altre sede sostenuti da Rap nel 2020.

L’aumento dell’addizionale IRPEF però non sarà la sola misura prevista. L’accordo con lo Stato annovera al suo interno anche “l’istituzione, dal 2023, dell’addizionale comunale sui diritti di imbarco portuale per passeggero ed un successivo incremento, nelle seguenti misure: € 0,65 per passeggero dal 2023 al 2026 e € 1,30 per passeggero dal 2027″.  Misure a cui si affiancherà la riduzione del 2% degli impegni di spesa relativi ai servizi istituzionali, generali e di gestione, nonchè il miglioramento della capacità di riscossione, con specifici obiettivi da raggiungere. Ciò al fine di aumentare le entrate finanziarie e di ridurre il fondo crediti di dubbia esigibilità, alla base degli attuali problemi di Palazzo delle Aquile.

Critiche dall’opposizione

Sugli scudi le opposizioni. Critiche dal capogruppo del M5S Antonino Randazzo che parla, senza mezzi termini, di aumenti delle tasse per i cittadini palermitani. “Nella bozza del nuovo accordo con lo Stato approvata dalla Giunta Lagalla nessuna traccia di aiuti da parte del Governo Meloni per la città di Palermo. Restano invece gli aumenti all’addizionale IRPEF a partire dal 2023 (certamente di molto inferiori rispetto al precedente accordo ). Incrementi dell’addizionale comunale Irpef crescenti che diventeranno quasi il doppio a partire dal 2026 con l’aliquota Irpef all’1,4%. Aumenti che si vanno ad aggiungere all’aumento della TARI 2022 per circa 2,3 milioni di euro già votato dalla maggioranza di centrodestra in Consiglio Comunale. E menomale che era intenzione del sindaco Lagalla non aumentare le tasse e non mettere le mani nelle tasche dei palermitani“.

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