Prendere tempo per chiudere in Consiglio Comunale la questione relativa all’accordo con lo Stato in modo da poterlo sottoporre al Governo Nazionale. Il piano di Roberto Lagalla sembra abbastanza chiaro: concludere la partita sui conti del Comune, per poi dedicarsi con più serenità e meno paletti al nuovo assetto delle società Partecipate. Ma c’è chi dice no nella variegata maggioranza del primo cittadino. Fra questi i componenti di Fratelli d’Italia, che spingono per avere l’opzione per il nome del futuro presidente di Gesap. Ma per una richiesta dei meloniani, ce ne sono altre da Lega e Forza Italia.

L’obiettivo di Lagalla: l’accordo con lo Stato

Come sopra ricordato però, la focale di Roberto Lagalla sembra concentrata per il momento sul capitolo relativo ai conti del Comune. Dopo l’approvazione del rendiconto 2021, del bilancio di previsione 22-24 e del consolidato, avvenuta peraltro in extremis e senza il parere del Collegio dei Revisori, reso noto addirittura qualche giorno dopo l’approvazione dell’atto, il sindaco può contare su un allineamento contabile che chiude un periodo di due anni di gestione provvisoria. La partita però non è finita. Rimane da portare a termine il percorso relativo al piano di riequilibrio. Il 5 gennaio la Giunta ha varato il nuovo schema di accordo con lo Stato. Atto che dovrà ricevere il via libera dal Consiglio Comunale prima di essere spedito a Roma per la sottoscrizione definitiva.

La bozza da sottoporre al Consiglio

Una bozza che, fondamentale, segue la linea tracciata dall’ex sindaco Leoluca Orlando. L’accordo, che verrà reso noto a breve attraverso la pubblicazione della delibera di Giunta, prevederebbe in sostanza la stessa, identica cifra concordata dall’ex primo cittadino: 180 milioni di euro che il Comune di Palermo riceverà nell’arco di vent’anni. I primi quaranta dovrebbero arrivare nel 2024. Ciò al netto della possiblità di potere modificare l’accordo ogni anno per i prossimi cinque anni. Ciò in caso del reperimento di ulteriori risorse.

Rimane infatti la spada di Damocle relativa all’aumento di tasse e tributi, al momento stemperata con riguardo all’Irpef (aumento annullato nel 2022 grazie alle risorse del decreto aiuti bis e ridotti di 4/5 per il 2023), ma su cui peserà l’aumento della TARI con l’approvazione del Pef 2022-25 avvenuta ad agosto (incrementi anche in questo caso stemperati con il ricorso ai fondi destinati alla lotta al caro energia che hanno permesso di ridurre l’impatto degli extracosti sostenuti da Rap).

Cosa cambia rispetto all’atto di Orlando

Un atto che, seppur con qualche differenza, si dimostra simile a quello dell’esponente del PD, sia nelle cifre che nelle misure. Anche se Roberto Lagalla non si è dimostrato d’accordo con tale ricostruzione. A margine della conferenza stampa del bilancio semestrale della sua Giunta, tenuta il 3 gennaio, il primo cittadino ha tenuto a sottolineare i progressi fatti. “Abbiamo stemperato un aumento da circa 50 milioni di euro di Irpef che i cittadini palermitani avrebbero dovuto pagare a fronte di non si sa che cosa – ha evidenziato Lagalla -. Abbiamo inoltre previsto un abbattimento dell’80% degli incrementi previsti per l’Irpef con riferimento all’annualità del 2023. Se questo è dire che sono gli stessi atti io sono imperatore della Cina”, ha sarcasticamente chiosato il primo cittadino rispondendo ai cronisti.

Poche risorse anche dalla finanziaria

C’è da dire che da Roma si ci aspettava qualcosa in più rispetto ai salvagente piovuti negli ultimi mesi. Fra questi, il sopracitato capitolo di spesa destinato nel decreto aiuti bis ad ammortizzare l’aumento dell’Irpef per il 2022. Anche dall’ultima finanziaria non è arrivato molto. Ad oggi, il Governo Nazionale ha destinato 9 milioni di euro per la lotta al caro energia, 2 milioni di euro per la risoluzione dell’emergenza cimiteriale (che si sommano a quelli precedentemente destinati con l’emendamento Salvini dello scorso anno) e la quota parte dei 40 milioni di euro da destinare alle città metropolitane siciliane (Palermo, Catania e Messina) per aumentare la capacità di riscossione.

Il dibattito in Consiglio: una questione di equilibri

L’atto deve comunque passare dal Consiglio Comunale. E non tutti potrebbero essere interessati in questa fase ad andare subito al dunque. Qualche margine di tempo c’è ed alcune anime del centrodestra potrebbero utilizzarlo per far valere il proprio peso specifico su alcune questioni in sospeso, come quella del rinnovo delle governance delle società Partecipate. Elemento sul quale la volontà del sindaco appare chiara, ovvero prendere tempo per risolvere i problemi contabili. “La governance cambierà nelle prossime settimaneha dichiarato il 3 gennaio Roberto Lagalla – . Questo perchè il nostro obiettivo era quello di avviare una metodologia di lavoro con le Partecipate e di potere attribuire alle governance uscenti le responsabilità della gestione dell’anno solare 2022“.

Il tema però rimane centrale all’interno dell’agenda politica delle anime del centrodestra. Una maggioranza, quella di Roberto Lagalla, decisamente poco omogenea e che va da Fratelli d’Italia fino ad Italia Viva. Proprio dalla compagine meloniana arrivano i maggiori mugugni sul tema delle Partecipate, dopo il rinvio dell’aggiornamento dei CdA sia in casa Amat che all’interno di Amg.

Lotta nel centrodestra per Gesap

Fra i tavoli più caldi del momento c’è quello di Gesap. L’ultima Assemblea dei Soci della Partecipata è andata deserta per mancanza del numero legale. Sintomo che l’accordo nel centrodestra non c’era e, tuttora, non c’è. Una lotta interna che sicuramente risenterà del “caso Scarpinato”, che ha sicuramente incrinato i rapporti fra la compagine azzurra e quella meloniana non solo alla Regione ma anche, potenzialmente, al Comune. Una pattuglia, quella di Fratelli d’Italia, che risponde a Sala delle Lapidi ad un unico mattatore, ovvero a Giuseppe Milazzo. L’eurodeputato può contare sull’appoggio di tre elementi (Leto, D’Alessandro e lo stesso Scarpinato, che ha attualmente mantenuto il suo ruolo da consigliere). Un peso significativo che l’esponente di centrodestra è pronto a giocarsi proprio sulla presidenza di Gesap, sostenendo il nome dell’ex sindaco di Termini Imerese Salvatore Burrafato.

Un profilo di sicura esperienza al quale Forza Italia al momento non replica, dopo l’uscita di scena della strada che portava a Francesco Cascio, il quale non aveva i titoli richiesti a livello statutario dall’azienda che gestisce l’aeroporto di Palermo. Per lui più facile un futuro incarico all’interno di GH, controllante della struttura. La compagine azzurra sembra più interessata al ruolo di amministratore delegato della Partecipata. Due i nomi venuti fuori nelle scorse settimane: quelli di Giuseppe Mistretta e Giuseppe Todaro.

Personalità di alto profilo ma che, diverse ali della maggioranza, ritengono troppo vicine all’ex sindaco Leoluca Orlando. Quasi certamente esce dalla partita per il CdA Vito Riggio, diretto alla conduzione di Airgest, controllante dello scalo di Trapani-Birgi. Fatto che incrementa le possibilità di un futuro ruolo invece per Salvatore Ombra. Al nome di Burrafato per la presidenza, sarebbe pronta a rispondere la Lega. La carica è suonata direttamene dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Il leader del Carroccio avrebbe calato sul tavolo il suo asso, ovvero Francesco Scoma. La decisione definitiva spetterà al sindaco che però, almeno per il momento, pare intento a procrastinare la questione. Da capire se il centrodestra lo seguirà in questa scelta.

 

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