I giudici della quarta sezione del tribunale di Palermo, presidente da Bruno Fasciana, hanno assolto Mirko Lo Jacono, 29 anni dello Zen accusato di due tentati omicidi aggravati dal metodo mafioso e detenzione illegale di arma comune da sparo per non aver commesso il fatto.

Lo Iacono, difeso dagli avvocati Giovanni Castronovo e Riccardo Bellotta, doveva rispondere di avere preso parte a due agguati compiuti durante la faida allo Zen.

      Avvocati Giovanni Castronovo e Riccardo Bellotta

Il primo in concorso Litterio, Pietro e Vincenzo Maranzano e Nicolò Cefali (tutti giudicati con il rito abbreviato e condannati in via definitiva) ai danni di Giuseppe, Antonino e Fabrizio Colombo, il 23 marzo 2021 in via Patti allo Zen.

Il secondo, in concorso con persona allo stato non identificata, il 20 novembre 2021 in via Rocky Marciano, sempre allo Zen, ai danni di Antonino e Giuseppe Colombo e di Maria Terzo.

La procura aveva chiesto la condanna dell’imputato a 23 anni di reclusione. Gli avvocati di Lo Jacono hanno puntato innanzitutto sulla inattendibilità della persona offesa Giuseppe Colombo, e della sua compagna che avevano indicato come facenti parte del commando di fuoco anche Attanasio Fava e Giovanni Cefali.

La posizione di Fava è stata archiviata avendo dimostrato che all’orario in cui è stato consumato il tentato omicidio ai danni di Colombo si trovava presso la sua macelleria a Ballarò, mentre Cefali anche lui difeso dall’avvocato Giovanni Castronovo, è stato assolto recentemente dalla quarta sezione della corte di appello di Palermo, dopo l’annullamento con rinvio disposto dalla prima sezione della cassazione. La difesa ha evidenziato che le intercettazioni ambientali e telefoniche allo Zen che portano all’arresto di Lo Iacono erano generiche e prive di alcun riscontro.