Il caro acqua in Sicilia sta diventando sempre più pesante: la spesa media annua per una famiglia, nel 2021, secondo Cittadinanzattiva si attesta sui 463 euro, con un aumento dell’1,3% rispetto al 2020. Una cifra molto alta, se si pensa che la spesa nazionale media per l’acqua è pari a 341,97 euro. Ancora più esosa, poi, se si guarda alle differenze che l’Ircaf, nel suo “Report sul Servizio Idrico nelle città capoluogo”, ha rilevato per ambiti territoriali: nel Nord-Ovest della penisola si pagano 278,01 euro, nel Nord-Est 332,17 euro, nel Centro 460,65 euro e nel Sud-Isole 315,73 euro.

Dispersione idrica, che dolori

Nella giornata mondiale dell’acqua appena trascorsa, Cittadinanzattiva ha voluto mettere in evidenza come molta parte della spesa sia dovuta alla dispersione idrica: a Siracusa si arriva addirittura al 67%. Notevoli sono le differenze tariffarie anche fra i singoli capoluoghi di provincia: si va dai 746 euro di Enna ai 244 euro di Catania. È soprattutto la provincia di Ragusa a soffrire degli aumenti: in un solo anno, la spesa è aumentata dell’11,2%, per una spesa effettiva media di 537 euro. La fotografia emerge dall’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, realizzato nell’ambito del progetto “Re-user: usa meglio, consuma meno”. Le tariffe sono indicate rispetto ad una famiglia tipo di tre componenti ed un consumo annuo di 192 metri cubi. Con un uso più consapevole e razionale di acqua, secondo gli esperti di Cittadinanzattiva, tale consumo potrebbe essere ridotto a 150 metri cubi invece di 192 l’anno, con un risparmio effettivo, per una famiglia siciliana, di 132 euro l’anno.

Fenomeno che incide

Risolvere i problemi di dispersione, poi, inciderebbe non poco: a Messina va dispersa il 52,4% dell’acqua, ad Agrigento il 50,6%, a Catania, il 51,3%. Ad Enna, la provincia più “virtuosa”, si arriva al 32,2%. A livello nazionale va dispersa il 36% dell’acqua immessa, con evidenti differenze fra le singole regioni e anche fra i singoli capoluoghi della stessa Regione. In Sicilia, ad esempio, si passa dal 67% di Siracusa al 32% di Enna e Caltanissetta. A livello nazionale, Frosinone resta in testa alla classifica dei capoluoghi di provincia più cari con una spesa media a famiglia di 847 euro, mentre Milano conquista la cima della graduatoria dei capoluoghi più economici, con una spesa di 162 euro, seguita da Trento con 163 euro.

Perché spesa così alta

Anche il report sul servizio idrico nelle città capoluogo, sviluppato dal centro studi Ircaf, nell’ambito del webinar “Servizio Idrico: Tariffe, Qualità e Investimenti a 10 anni dalla nuova regolazione”, ha voluto concentrare la propria attenzione sui motivi per cui si spende tanto per la fornitura idrica e da cosa derivano le elevate differenze a livello territoriale. Secondo l’analisi del centro studi, i diversi livelli tariffari presenti a livello nazionale dipendono da diversi fattori, tra cui: lo stato di avanzamento dell’affidamento del servizio ai gestori, gli investimenti realizzati e la disponibilità di un finanziamento esterno, le politiche tariffarie, la concentrazione di utenti serviti, la quantità d’acqua distribuita, i costi di energia elettrica e di potabilizzazione. E poi, ancora, le perdite di rete, la qualità dell’acqua fornita, il grado di copertura del servizio e così via. Un altro dato interessante emerso dall’analisi è quello che riguarda l’andamento della spesa media nel corso degli anni. Confrontando, infatti, i dati del 2021 con quelli del 2011, emerge un aumento della bolletta dell’acqua del 58%; mentre rispetto al 2017 emerge in media, a livello nazionale, un aumento in bolletta del 15,1%.

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