L’aeroporto di Palermo va in vendita. E’ uno degli effetti del piano di riequilibrio? Quanto costerà tutto questo alla città? Questa è la domanda che si stanno ponendo diversi cittadini palermitani dopo l’approvazione dell’atto in Consiglio Comunale. Numeri stringati quelli della maggioranza politica del sindaco Leoluca Orlando. Solo quattordici i voti a favore che hanno consentito alla delibera di passare, segnando il futuro di Palermo per i prossimi vent’anni. Passaggio d’aula che, come ricordiamo, ha visto una spaccatura all’interno delle opposizioni, in particolare fra le forze di centrodestra.

Al di là delle considerazioni politiche, rimane la mazzata per i cittadini palermitani. Irpef raddoppiata, aumentati tutti i tariffari su servizi a domanda individuale, nonché la previsione dell’aumento della percentuale di riscossione e del numero di multe elevate ai trasgressori da parte della polizia municipale. Ma se già così il conto è davvero salato, mancano ancora diverse voci sanguinose per l’Amministrazione: fra queste, la cessione delle quote di minoranza di Gesap.

Gesap e piano di riequilibrio

La partecipata del Comune di Palermo rappresenta un gioiellino per il capoluogo siciliano. Capitale sociale da quasi 67 milioni di euro, Gesap è una delle poche controllate di Palazzo delle Aquile ad essere in buon equilibrio economico-finanziario. L’azienda, dal 2007, ha ottenuto dal MIT il controllo totale dello scalo Falcone-Borsellino. Un fatto al quale si aggiungono le possibilità di espansione dell’aeroporto, anche in base alle future scelte del Governo Regionale. Un elemento sottolineato anche dal consigliere di Forza Italia Andrea Mineo, durante il voto sul piano di riequilibrio.

“C’è un percorso, a livello regionale, che prevede che lo scalo di Catania vada ad assorbire quello di Comiso. Lo scalo di Palermo potrebbe assorbire in futuro quello di Trapani-Birgi. Ritengo quindi anacronistico cedere un bene così importante”. Parole che però non sono servite a smuovere le coscienze dei colleghi di coalizione, che si sono astenuti. Ciò fatta eccezione per il consigliere della Lega Alessandro Anello e per l’esponente di Fratelli d’Italia Girolamo Russo.

Cosa comporta la cessione delle quote

Così, nonostante il tentativo fatto in aula, la privatizzazione parziale delle quote Gesap è rimasta all’interno del piano di riequilibrio. Un sacrificio importante, in nome della salvaguardia dei conti di Palazzo delle Aquile. L’atto prevede che, a partire dal 2025, il Comune di Palermo cederà il 40% delle quote al fine di ripianare i conti di Palazzo delle Aquile. Una vendita sanguinosa, il cui ricavo stimato è stato calcolata su una cifra intorno ai 22 milioni di euro. Entrata, come il resto degli aumenti imposti dall’atto, non andrà a finanziare alcuna delle ataviche emergenze del capoluogo siciliano.

Una cessione inevitabile che, in caso di dissesto, poteva essere peggiore. Come rappresentato dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, durante il suo discorso di presentazione del piano di riequilibrio a Sala delle Lapidi. “Il dissesto non serve per le particolari condizioni di sovraccreditamento – sottolineava Orlando -. Ha una funzione simile a quella del fallimento, che penalizza i crediti. Laddove scattasse il dissesto, schizzano a livello masismo tutte le tariffe, si bloccano le operazioni del personale e si dismettono tutte quelle attività non essenziali. E fra questi rientra proprio Gesap. Il percorso avviato dal piano di riequilibrio è dinamico, nel senso che si potrà cambiare in qualunque momento”.

Tantillo: “Quote Gesap non saranno vendute”

Ma se, da un lato, la vendita delle quote è scritta nero su bianco, dall’altro c’è chi si sostiene che questo comunque non accadrà. In questa conclave rientra anche il consigliere comunale di Forza Italia Giulio Tantillo che, durante la puntata di martedì 2 febbraio di Talk Sicilia, ha sottolineato la possibilità di escludere dal piano tale cessione.

“Ho sentito dire in diverse conferenze stampa che la Gesap verrà venduta per ventidue milioni di euro. Quella è l’ultima certificazione fatto dall’advisor, ma il valore non è quello. Non la venderanno mai. Si dicono cose che non esistono. Il valore della Gesap è simile all’aeroporto, fra i 600 e i 700 milioni. E quindi quanto vale il 40% che vuole mettere in vendita il Comune? Di che cosa parliamo? Di dati che non si conoscono”. ù

“Il dato di ventidue milioni è la cifra certificata dall’advisor in sede di Consiglio – evidenzia Tantillo -. Non bisogna discutere di queste cose con i colleghi con cui si va a giocare a padel. L’unico che ha fatto una riunione sul piano di riequilibrio sono stato io. Ma la Lega aveva accordi diversi. Del resto, non si spiegherebbe altrimenti che due elementi della Lega non si sono presentati in aula”.