Nuova nottata di scontro in Consiglio Comunale sul piano di riequilibrio. Il futuro dei prossimi vent’anni di Palermo continua a decidersi a notte fonda. Un’oscurità che attanaglia non solo la manvora lacrime e sangue messa in campo dall’Amministrazione per salvare i conti comunali, ma il destino dei lavoratori precari del Comune. Dipendenti che rimangono in attesa di una risposta definitiva sulla loro sorte.

Un futuro che però si fa decisamente cupo sulla loro testa. Come ribadito più volte, allo stato attuale, non si possono effettuare nè assunzioni nè aumento di monte orario. Ciò in mancanza dei documenti contabili necessari, tra i quali i bilanci previsionali 21-23 e 22-24. Oggi è atteso il voto decisivo sul piano. Atto che potrebbe condannare Palermo, citando il consigliere del gruppo “Oso” Ugo Forello, “ad essere la città con la più alta pressione fiscale d’Italia”.

Tanti gli astenuti

Due i dati politici interessanti della nottata appena conclusa, soprattutto in attesa del voto finale di stasera. Il primo riguarda l’astensione di pezzi del centrodestra, già rimaneggiato per le assenze di Scarpinato (FdI), Volante (Diventerà Bellissima), Ficarra (UdC), Figuccia e Cancilla (Lega). Ed è proprio il gruppo del Carroccio a stupire in apertura di seduta, con la consigliera comunale Marianna Caronia che ha ribadito la sua volontà di evitare, a qualunque costo, il dissesto. “Di tutti i Comuni che hanno avviato la procedura, solo una cittadina di ottocento abitanti è riuscita ad uscirne. Bisogna tentare tutte le strade possibili a nostra disposizione” ha dichiarato l’onorevole dell’Ars. Si è accodato il capogruppo della Lega Igor Gelarda, che si è astenuto durante le votazioni chiave della notte. Duro invece Alessandro Anello. Il segretario cittadino leghista ha votato a favore degli emendamenti, annunciando domenica pomeriggio che non voterà il piano di riequilibrio.

Un fronte dell’astensionismo che si è arricchito dei rappresentanti del Movimento 5 Stelle. Concetta Amella, Antonino Randazzo e la capogruppo Viviana Lo Monaco hanno deciso di rimanere su una posizione equidistante. Da capire se tale decisione verrà mantenuta anche al momento dell’atto. In quel caso, per non andare contro l’atto non sarà sufficiente astenersi (un voto simile viene conteggiato come “contrario” ai fini della votazione), ma dovranno uscire dall’Aula. Astenuto anche il gruppo di Forza Italia, così come la compagine di +Europa. Si è mosso autonomamente Leonardo Canto di Azione, che ha votato a favore degli emendamenti. Voto positivo alle modifiche dato dai gruppi di Italia Viva, Sicilia Futura ed Oso. Un asse centrista e civico che sta provando a smontare il piano di riequilibrio, sia con le critiche d’aula che con gli emendamenti.

Respinto l’emendamento su Gesap

Una decisione che ha condizionato la possibilità di apportare modifiche all’emendamento Evola, ovvero alle modifiche proposte dalla Giunta Comunale sul vecchio piano di riequilibrio. Un atto all’interno del quale rimane anche la vendita delle quote di minoranza di Gesap. Un valore della partecipazione comunale calcolata rispetto al valore del patrimonio netto, ovvero 22 milioni di euro. Una quotazione decisamente prudenziale, che ha fatto puntare i piedi anche al consigliere di Forza Italia Andrea Mineo. “C’è un percorso che prevede che lo scalo di Catania vada ad assorbire quello di Comiso. Lo scalo di Palermo potrebbe assorbire quello di Trapani. Ritengo quindi anacronistico cedere un bene così importante”. Parole che non sono servite a convincere i colleghi di coalizione, che si sono astenuti. Fatto eccezione per il già citato Alessandro Anello e per il consigliere di Fratelli d’Italia Girolamo Russo.

Bloccato anche l’emendamento sull’Irpef

Tra i nodi focali dell’atto anche l’aumento dell’addizionale Irpef, praticamente raddoppiata per il 2022 e il 2023. Voce del piano di riequilibrio che ha provato a cambiare il capogruppo di Italia Viva Dario Chinnici, attraverso un emendamento ad hoc con il quale voleva riportare l’aliquota sui livelli attuali. Fatto contestato dai consiglieri di Sinistra Comune Barbara Evola e Fausto Melluso, che hanno addirittura richiamato il regolamento contabile per valure l’efficacia della proposta. Richiesta peraltro respinta dal consiglio comunale, con 13 voti contrari e 9 astenuti.

La lunga attesa per i pareri, seduta finisce a notte fonda

Seduta che, anche nella seduta domenicale, si è aperta con la consueta ora di ritardo. Subito dopo l’inizio, il presidente del Consiglio Comunale Salvatore Orlando ha chiuso la discussione generale, rinviando il dibattito sugli emendamenti alla serata. Ciò in attesa dei pareri tecnici. Ma alla riapertura, si è scoperto che mancava il documento del segretario generale relativo al primo emendamento, il cosiddetto emendamento Evola. Un atto che introduce le modifiche volute dalla Giunta Comunale al piano di riequilibrio.

Risultato: nuova sospensione della seduta alle 22:00 e Sala delle Lapidi che si è aggiornata in attesa delle carte per potere lavorare. Si arriva così a discutere del futuro di Palermo per i prossimi vent’anni a notte inoltrata, a meno di ventiquattro ore dal termine ultimo per approvare l’atto, ovvero il 31 gennaio. Un documento sul quale il Consiglio Comunale aveva dato l’ok alla predisposizione addirittura il 16 settembre. Atto presentato dal sindaco il 20 dicembre, che non è stato però accolto favorevolmente dalle opposizione. Da allora in avanti, tutti gli appelli al confronto bipartizan sono caduti nel vuoto, fino ai giorni nostri. La seduta si è aggiornata per riprendere i lavori alle ore 11:00.

 

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