Il piano rifiuti rischia di rimanere un ‘affare rifiuti’ come è sempre stato in Sicilia. saranno, infatti, costruiti e gestiti dai privati gli impianti di valorizzazione per 700mila tonnellate di rifiuti nell’isola. Dopo i ritardi e le polemiche adesso la giunta regionale accelera e all’improvviso avvia le procedure del piano rifiuti per la realizzazione di 8 ‘valorizzatori’ in Sicilia, due di medie dimensioni e 5 o 6 di dimensioni minori. E’ stato incardinato ieri il piano stralcio sui rifiuti ma nel corso della giunta, il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, ha sottolineato che non si tratterà di un piano per la termovalorizzazione dei rifiuti ma per la valorizzazione di circa settecentomila tonnellate, che corrispondono a un terzo dei rifiuti prodotti annualmente in Sicilia.
Il piano e le cifre sono quelli già concordati con Roma, cambia solo la parola: ‘valorizzatori’. “Si ribadisce il concetto di valorizzazione – dice Crocetta che già mercoledì aveva puntato sul concetto di valorizzazione e non termovalorizzazione come novità del piano – poiché la tecnologia, oggi, permette di utilizzare impianti innovativi e a zero impatto ambientale”.
Un concetto già espresso durante la conferenza stampa convocata per rispondere alle polemiche dopo che il Ministro Galletti aveva detto chiaramente, in Commissione Parlamentare, che alla Sicilia restano sei mesi di autonomia poi le discariche scoppieranno.
“La novità è che non usiamo nel nostro piano la parola termovalorizzatori ma valorizzazione dei rifiuti -. aveva annunciato il Presidente – nel senso che per noi i rifiuti sono una risorsa che va valorizzata e non necessariamente incenerita. si potranno usare sistemi alternativi e comunque sempre i meno inquinanti”. (VIDEO INTERVISTA)
Con queste premesse, il Dipartimento rifiuti, dopo l’approvazione del piano, pubblicherà un bando per la manifestazione di interesse in project financing, per la realizzazione e la gestione dell’impiantistica. Per i privati del settore si profila, dunque, all’orizzonte un nuovo ‘affare rifiuti’
Dunque non finanziamenti diretti ma impianti fatti dai privati e dati in gestione. I progetti verranno valutati sulla base della loro compatibilità ambientale, in considerazione del fatto che i livelli di emissione, devono essere il 70% in meno, rispetto a quelli indicati dalla normativa europea e sulla base della
loro convenienza economica.
Nel piano rifiuti vengono indicati i siti compatibili per l’istallazione degli impianti, che saranno lontani dai centri abitati e di piccola capacità.
La loro distribuzione viene prevista con capacità da 200 tonnellate ciascuno nelle città metropolitane di Catania e Palermo e, le restanti 300, nel resto della Sicilia divise in sei impianti da 50 tonnellate o in 4 da 80 tonnellate.
Ma più che del piano Crocetta parla e vuole parlare dei termini usati per descrivere gli impianti “Il presidente fa ancora una volta appello a tutti – si legge nella sua nota – affinché non si parli di termovalorizzazione ma di valorizzazione. L’obiettivo del piano, infatti, non è quello di smaltire i rifiuti con gli inceneritori, ma di valorizzarli con una tecnologia che rispetti l’ambiente e tuteli la salute dei cittadini”.
Nel frattempo, per gestire la fase transitoria evitando nuove emergenze a Trapani dal 1 ottobre aumenterà la capacità di conferimento perché dopo l’incendio dell’impianto di biostabilizzazione si sta procedendo a mettere in funzione la struttura, a Enna nelle more della realizzazione di un impianto fisso, si avrà una discarica funzionante con un ulteriore impianto di biostabilizzazione mobile che consentirà il conferimento di tutti i comuni della provincia mentre l’impianto fisso di Sciacca sarà finanziato con i fondi del patto per la Sicilia.
La prossima emergenza sembra essere già ‘programmata’ per la prossima estate in attesa che si completi quell’affare rifiuti che può concretizzarsi per l’ennesima volta.
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