I corridoi, i porticati, le stanze di Palazzo dei Normanni sono praticamente deserti. C’è una gran folla nel palazzo ma è quella dei turisti gioisi e festosi con il naso all’insù a guardare le bellezze dello storico palazzo che troppo spesso noi ignoriamo attenti alle cose che dentro quel palazzo accadono e che belle proprio non sono. Ma la politica non è andata in ferie come sembra. Non amministra ma fa ciò che sa fare meglio: litiga!

La sinistra estrema, o forse sarebbe meglio dire l’unica sinistra rimasta, si vede oggi a Palermo sotto la guida di Leoluca Orlando che riconosce come proprio leader anche se ci litiga spesso, il Pd invece tratta con l’ex rettore Roberto Lagalla che non piace a Mdp Articolo 1 e a sinistra italiana. Dal lato opposto Gaetano Armao è ormai in corso in alternativa a Nello Musumeci.

Ma se la politica d’agosto quest’anno non si ferma e, suo malgrado, mostra tutti i suoi limiti in agosto forse più che ionaltri momenti dell’anno, dall’altro i candidati possibili, contattati dai partiti o dagli schieramenti che si sentono depositari del consenso, fanno i capricci. Vogliono correre ma del simbolo di partito non sembrano farsene, poi, un granchè. E così invece di sentirsi lusingati, come i segretari di partito si aspetterebbero, mostrano disponibilità ma pongono condizioni, chiedono tempo e riflessione: insomma vogliono vedere i vantaggi che una coalizione porta, i voti po i finanziamenti alla campagna elettorale.

E’ un sintomo della politica che è ormai cambiata. Un esempio è Roberto Lagalla. Lui si è lanciato da tempo. Vuole candidarsi. Con chi poi si vedrà. Da subito Gaetano Armao lo aveva identificato come possibile candidato della sinistra non certo del centrodestra nonostante, invece, fosse dato più vicino proprio a destra. E alla fine la proposta è arrivata da sinistra, ma lui prende tempo.

“È noto che la proposta di IdeaSicilia, civica e autonoma rispetto al quadro politico tradizionale, abbia provocato curiosità e interesse diffusi nella necessaria prospettiva di composizione di coalizioni, imposte dal modello elettorale siciliano. Rispetto ai contatti intervenuti con tutte le forze politiche e, da ultimo, all’iniziativa assunta da autorevoli esponenti del PD e di SiciliaFutura – conferma – che segue preliminari ed informali contatti dei giorni scorsi, resta aperta la disponibilità al dialogo”.

Alla conferma, però, segue il ma…  “Tuttavia – continua Lagalla – la stessa è vincolata ad approfondimenti, ad oggi non ancora avviati, sui contenuti del programma e sul perimetro delle coalizioni che, tenendo conto del particolare stato di crisi regionale e della forte istanza di cambiamento da parte dei cittadini, non potranno che essere ampie e responsabili, capaci di elevare a virtuosa sintesi diverse sensibilità politiche, auspicabilmente e finalmente convergenti tra loro”.

Lagalla, dunque, vuole garanzie sul programma e non solo su quello. vuole sapere cosa vorrebbe lo schieramento. Che candidati e candidature, che cosa vuole mettere sì nel programma ma anche che voti porta, che bagaglio e così via. In fondo lui di politica ne ha fatto da assessore regionale alla sanità del secondo governo Cuffaro e da rettore di Palermo. D’altra parte anche la disponibilità di Micari, l’attuale rettore di Palermo, era condizionata al programma.

E a destra? Musumeci è candidato e se gli daranno l’appoggio probabilmente lo prenderà senza troppe condizioni. In fondo c’è una condivisione di base dei valori anche se le resistenze esistono ma riguardano la valutazione sulla possibilità di vittoria e i pregressi all’interno della coalizione soprattutto nei rapporti con i centristi. Musumeci, di fatto, rappresenterebbe il ritorno dell’ala di destra della coalizione. Armao, invece, ha messo subito in chiaro percorso e programma.

I capricci, in questo caso,li fanno i partiti con un sistema di veti incrociati che sembra bloccare tutto e tutti. Da destra no ai centristi, da centro no a Musumeci e Forza Italia spaccata sta nel mezzo.

E’ la politica dei capricci e delle garanzie pretese ma che nessuno può fornire a nessuno. E’ la politica che ha imparato a non andare in vacanza, probabilmente sbagliando. Perchè le tensioni non si sopiscono mai e veti e capricci sotto l’ombrellone rischiano di essere tentazioni perfino più forti

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