Un chilo di verdura anche a 5 euro, frutta fresca come le pere solitamente fra i 2 e i 3 euro anche a 4,50 al chilo. E la dove i prezzi sono, tutto sommato, contenuti si registrano rincari medi del 20% su frutta e verdura e in generale sul cibo fresco.

L’emergenza Coronavirus causa anche i rincari, in parte dovuti alla filiera ed alle conseguenze stesse dell’emergenza, in parte dovuti a speculazioni. C’è anche questo allarme che affianca quello della povertà crescente dovuta proprio al’emergenza. Famiglie che prima del lockdown riuscivano a stento a sostentarsi o anche famiglie che non soffrivano grandi ristrettezze ma non riuscivano a mettere denaro da parte oggi si trovano in condizioni difficile. I redditi di chi ha attività commerciali o chi lavora nei mercatini, fa l’ambulante, o peggio vive alla giornata di piccoli lavoretti o lavora in nero o fa l’abusivo per necessità o imposizione (non tutti lo sono per scelta) ha visto azzerarsi i propri guadagni più o meno dal 10 marzo. Tre settimane senza incassare non sono sopportabili per la maggior parte delle famiglie e il fine mese certo non aiuta.

Ad aggravare la situazione di chi è in difficoltà ma anche di chi ancora ce la fa sono proprio i rincari. La Regione siciliana ha istituito un nucleo della Forestale per i controlli  contro gli aumenti ingiustificati ma il problema non è limitato alla piccola bottega. Anche la Grande distribuzione pratica a volte subisce e riversa sul consumatore finale) aumenti.

Dalla Coldiretti fanno sapere che gli aumenti riscontrati sono nella media per quanto riguarda la produzione locale. nei mercati del contadino si vigila per scongiurare qualsiasi aumento ingiustificato e si mantiene il paniere calmierato.

Ma, per assurdo, è proprio l’aumento della povertà a spingere all’insù i prezzi in un mercato come quello siciliano ‘drogato’ dal nero. Una parte l’ha giocata la chiusura del mercato ortofrutticolo di Palermo riaperto da ieri. Ma a spingere i prezzi è la diminuzione della richiesta di ‘fresco’ dovuta al fatto che, contrariamente a quanto si continua a denunciare sui social, la gente non va più a fare la spesa ogni giorno. Ma soprattutto l’assenza di concorrenza.

Nel mercato palermitano e siciliano, infatti, è molto diffuso, per il fresco, il ricorso ai mercati rionali, oggi sospesi, o alle bancarelle di strada per lo più abusive. Sono queste modalità di vendita, non sempre lineari, a tenere i prezzi bassi. Saltato il sistema (perverso) nessuno riesce più a calmierare chi il fresco lo può offrire.

Probabilmente i controlli andrebbero potenziati lungo tutta la filiera fino al rivenditore finale

 

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