Tra le pieghe dell’incresciosa vicenda Amap e dello sversamento in mare di tonnellate di fanghi di depurazione si potrebbe nascondere anche qualcosa di buono, almeno per i cittadini palermitani: il rimborso della quota pagata per diversi anni nella bolletta dell’acqua per la depurazione dei reflui. Questa richiesta sarebbe legittimata dal fatto che, in base all’inchiesta in corso, per anni la depurazione potrebbe non essere avvenuta. E’ questo perlomeno quanto afferma il deputato del M5S all’Ars Giampiero Trizzino, responsabile nazionale delle politiche ambientali dl M5S, che sta cercando di ripetere quanto anni fa il M5S riuscì a fare a Caltanissetta: far rimborsare a tanti cittadini il canone di depurazione pagato a Caltaqua per un servizio non effettuato.

Di fatto, dunque, c’è già un precedente ed il rimborso potrebbe non essere una chimera come conferma a BlogSicilia il deputato M5s Giampiero Trizzino

Onorevole Trizzino, com’è questa storia?

“E’ più semplice di quello che possa sembrare. La bolletta dell’acqua che tutti paghiamo prevede il pagamento di una quota parte, tutt’altro che trascurabile, per la depurazione dei reflui. La domanda è semplicissima: se, come sembra acclarato dall’inchiesta in corso, i reflui non venivano depurati dal depuratore di Acqua dei Corsari è giusto pagare per un servizio non effettuato? Glielo dico io, assolutamente no. E la vicenda Caltaqua, ne è la plastica dimostrazione: anni fa il Movimento nisseno appurò la mancata depurazione di tantissime utenze e ottenne dall’acquedotto locale i rimborsi che in alcuni casi furono molto consistenti”.

Giovedì scorso lei e il suo collega Salvatore Siragusa avevate convocato in audizione all’Ars i vertici dell’Amap e il sindaco Orlando per approfondire la questione.

“Sì, ma la seduta è saltata per impegni precedentemente assunti dal sindaco e perché i vertici Amap hanno rinviato un’eventuale adesione a dopo il 23 luglio, quando è fissata l’udienza in tribunale relativa all’impugnativa da parte dell’Amap del provvedimento di nomina del commissario al servizio depurazione. Onestamente non condividiamo, la commissione non è un’aula di tribunale, volevamo solo qualche dato in più, oltre ai dati di cui siamo in possesso. Ci sarebbe piaciuto, ad esempio, sapere dalla viva voce dei vertici Amap se e da quanto tempo non veniva effettuata la depurazione e quanti utenti sono collegati all’impianto sotto accusa”.

E quindi…

“E quindi, noi non ci fermiamo, non stareremo certo con le mani in mano fino a fine luglio: continuiamo a studiare le carte e arrivare al più presto possibile a quello che per noi deve essere il capolinea, far restituire ai cittadini quanto indebitamente incamerato dall’Amap.
In ogni caso sul fronte depurazione il comportamento dell’Amap non ci sembra per nulla esemplare. Come si legge chiaramente nel suo sito, la municipalizzata chiede al cittadino di produrre domanda di esenzione dalla tariffa fognatura e depurazione se questi risiede in zone non servite dalla rete fognaria o servite dalla rete fognaria non collegata ad un impianto di depurazione. Ora ci chiediamo: quanti sono i cittadini in grado di sapere se la rete a cui sono allacciati è collegata al depuratore? Non sarebbe molto più corretto se fosse l’Amap ad esonerare in partenza gli abitanti nelle zone non collegate al depuratore o collegate a un depuratore non funzionante? Anche questo avremmo voluto chiedere”.

Ma le anomalie alla depurazione riguardano solo Palermo?

“Assolutamente no. Massicci sversamenti sono stati rilevati anche ai depuratori di Carini e Trappeto, per non parlare del resto della Sicilia, dove la situazione è praticamente disastrosa (almeno in base ai dati accusatori dell’inchiesta ndr). Dovete pensare che le criticità dei sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue in Italia hanno determinato, già dal 2004, l’avvio da parte della Commissione europea di ben quattro procedure di infrazione e la regione maggiormente interessata è proprio la Sicilia, con 251 agglomerati territoriali oggetto di contenzioso.
La condizione precaria del depuratore di Acqua dei corsari non è un caso isolato se si pensa che numerosi altri impianti disseminati nella Regione sono vetusti ed abbandonati, mentre tra quelli attualmente censiti come funzionanti, circa il 20 per cento risulta non attivo, cioè impianti realizzati ma non connessi alla rete fognaria”.

Quindi la battaglia per i rimborsi di parte delle bollette potrebbe partire da Palermo ed estendersi in tutta la Sicilia…

“Certamente, moltissimi depuratori nell’isola non funzionano o non funzionano bene, per non parlare delle utenze non collegate ad un impianto fognario che però pagano la quota depurazione in bolletta. In teoria i cittadini che dovrebbero essere rimborsati potrebbero essere una moltitudine. Dopo Palermo penseremo anche a loro”

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