“Otto comuni siciliani su dieci si trovano senza Piano comunale amianto. Anche il censimento dei siti contaminati procede a rilento. Nel 2017 sono state solo 381 le autonotifiche prevenute pari ad appena un terzo rispetto a quelle registrate nel 2016 che si sono attestate a 1.113 comunicazioni”.

Lo dice Legambiente che ha presentato un report sul’amianto a 26 anni dalla legge 257/92 che ha messo al bando l’utilizzo del metallo. “In Italia – dice l’associazione – questa fibra killer continua ad essere ancora molto diffusa e a minacciare la salute dei cittadini e l’ambiente. A gravare sulle spalle del Paese, ancora sotto scacco dell’amianto, anche i ritardi legati agli obblighi di legge, e in particolare ai piani regionali amianto (Pra) che dovevano essere pubblicati entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge e che mancano ancora in alcune Regioni”.

In Sicilia, i dati dell’ultimo anno testimoniano un pericoloso rallentamento negli adempimenti richiesti, in particolare nel numero di Piani Comunali approvati, appena 84 su 390 (pari al 21,5%) i Comuni che si sono dotati di tale
strumento. L’esposizione all’amianto si traduce nell’insorgenza di patologie mortali delle quali ha un ruolo di primaria
importanza il mesotelioma pleurico. In Sicilia, tra il 1998 ed il 2016, più di 1.500 casi.

Palermo è in valore assoluto quella nella quale si sono registrati più casi, tuttavia rapportando i dati alla popolazione residente si nota che la provincia a più alta incidenza annuale è Siracusa, seguita dalla stessa Palermo
e da Ragusa.

A fronte delle 12.057 strutture censite con presenza di cemento amianto dei quali in prevalenza costituita da edifici
residenziali (circa il 65%) sono stati rimossi, al 31 dicembre 2017, 9.064 tonnellate con un aumento di circa il 4.5% per cento rispetto all’anno precedente. Di queste, il 91,5 % sono riconducibili a materiale compatto e il 17,5 a materiale di tipo friabile.