Ci insultavano, ci facevano pulire i bagni, ci trattavano come schiavi minacciandoci di licenziarci. Una volta dissero: ‘La tua laurea te la puoi ficcare in c….’.
E questa era tra le ingiurie più leggere che siamo stati costretti a ingoiare”.
Lo ha raccontato, davanti alla quinta sezione del Tribunale di Palermo, un’operatrice professionale che tra il 2008 e il 2011 ha lavorato alla cooperativa Arcadia, una comunità alloggio di Palermo.
L’operatrice è parte civile, assieme ad altri due colleghi (tutti assistiti dall’avvocato Diego Di Stefano), nel processo per estorsione all’amministratrice della cooperativa Serena Scaffidi e le socie Maria Pia Ruffino e Patrizia Vitale.
L’estorsione sarebbe consistita nell’aver voluto, a gennaio 2011, che fossero firmate le dimissioni in bianco altrimenti “non avrebbero più lavorato nel sociale”, frase che – secondo l’accusa – sarebbe stata pronunciata da Scaffidi. La minaccia sarebbe diventata realtà quando gli operatori professionali hanno cercato lavoro in altre cooperative e sono stati rifiutati.
“Gli insulti erano continui – ha proseguito la vittima – e sempre più pesanti. Ci veniva detto: ‘Io sono il tuo padrone, questa è casa mia e si fa così’.
Dovevamo lavorare anche la sera. Quando feci causa contro il licenziamento mi dissero che i cinquantamila euro che richiedevo sarebbero stati tolti dagli stipendi dei miei colleghi chiamati a testimoniare in mio favore, così desistetti”.
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