Erano partiti dalle coste del nord Africa con la speranza di arrivare in Italia lasciandosi alle spalle le sofferenze patite e salutare il 2025 con la speranza di una vita migliore.

Ma per venti migranti il sogno si è infranto a circa 20 miglia dalle coste libiche, quindi in area Sar libica o maltese, quando il barchino dove si trovavano si è inclinato facendoli cadere in mare. Sette di loro, tra cui un bambino siriano di otto anni, si sono salvati mentre gli altri risultano dispersi, tra di loro anche 5 donne e 3 bambini.

Una delle donne era la mamma del bimbo. Le loro ricerche sono andate avanti tutta per la notte nelle acque antistanti a Lampedusa. Nessun cadavere è stato ritrovato. I naufraghi sono stati trasferiti dall’hotspot di contrada Imbriacola al porto di Lampedusa per poi lasciare l’isola diretti a Porto Empedocle con il traghetto di linea. Sono complessivamente 237, sui 397 ospiti della struttura d’accoglienza, i migranti che imbarcati sul traghetto di linea hanno raggiunto le coste agrigentine.

A disporre l’immediato spostamento del bimbo sopravvissuto al naufragio è stata la procura presso il tribunale dei minorenni di Palermo. Madre e figlio si erano imbarcati per raggiungere la Sicilia e cercare d’arrivare poi in Germania. Era questa la loro destinazione finale perché in quel paese vive il papà del bimbo che ha visto scomparire fra le onde la mamma. A ricostruire la tragedia familiare, subito dopo l’arrivo nell’hotspot di Lampedusa, è stato il parente che ha salvato il piccolo mentre il barchino colava a picco.

Da Lampedusa, grazie alla Croce Rossa e ai poliziotti presenti nella struttura, il bambino ha potuto mettersi in contatto con il papà: fra i due – hanno riferito alcuni testimoni – c’è stata una videochiamata toccante. Entrambi con le lacrime agli occhi si sono augurati di ricongiungersi presto. Con il passare delle ore sono diventate sempre più chiare le ricostruzioni di quanto accaduto al barchino arrivato ieri a Lampedusa con i sette migranti a bordo. Sono stati loro che hanno parlato di circa 20 dispersi che sarebbero caduti in mare, secondo successive ricostruzioni, a circa 20 miglia dalle coste libiche. I 2 siriani, 2 sudanesi e 2 egiziani hanno ricostruito, in maniera concorde, tutti i dettagli della loro traversata. Il barchino è salpato da Zuwara in Libia, alle 22 di lunedì.

Dopo la partenza il natante in vetroresina di 6 metri alle 2 di notte circa ha iniziato a imbarcare acqua. Fra le 2,30 e le 3, l’agitazione delle 27 persone a bordo è diventata panico.

“Non si è capito più niente, eravamo tutti terrorizzati. La barca si è inclinata e molti sono caduti in acqua – hanno ricostruito i superstiti – Ci siamo allontanati velocemente perché c’era un fortissimo vento e una forte corrente del mare”. La barca non si è quindi capovolta, né si è inabissata. Entrambi i centri di coordinamento dei due Paesi, acquisite le ricostruzioni, sono stati subito informati. L’Italia, impegnata su altre segnalazioni, non sta più quindi effettuando ricerche.

Ieri, anche con aereo, è stata pattugliata l’area, ma l’esito è stato negativo. Sono in tutto 278, fra cui i 7 sopravvissuti al naufragio di ieri, i migranti arrivati nelle ultime ore a Lampedusa. A loro si aggiungono i 46 bengalesi, egiziani e pakistani sbarcati nel tardo pomeriggio di ieri a Linosa e già trasferiti sulla maggiore delle isole Pelagie dalle motovedette della guardia di finanza e dei carabinieri. Quattro natanti – con a bordo 36 (3 donne), 63, 39 e 61 egiziani, pakistani, siriani, palestinesi, sudanesi ed etiopi – sono stati agganciati e soccorsi al largo dalle motovedette della guardia costiera e della guardia di finanza. Altri settantadue bengalesi, marocchini ed egiziani sono invece riusciti ad arrivare direttamente sulla spiaggia dell’Isola dei Conigli e sono stati bloccati dai militari delle Fiamme gialle. La nave Aurora della Ong tedesca Sea Watch ha soccorso, 17 persone. I migranti sono stati salvati su segnalazione di Alarm Phone. Il porto assegnato per lo sbarco è quello di Pozzallo. Lo rende noto la stessa Ong.