- Annullato il risarcimento da 667 mila euro ottenuto dall’ex numero 3 del Sisde Bruno Contrada
- Contrada fu arrestato 29 anni fa, a Natale del 1992
- Condannato con sentenza passata in giudicato, la decisione è stata dichiarata illegittima dalla Corte Europea
- Contrada aveva chiesto un risarcimento di 3 milioni di euro
- Un’altra sezione della Corte d’Appello di Palermo dovrà giudicare nuovamente la richiesta di risarcimento
E’ stato accolto dalla Cassazione il ricorso della Procura di Palermo contro la sentenza dello scorso aprile che aveva indennizzato l’ex funzionario del Sisde Bruno Contrada – condannato per concorso esterno in associazione mafiosa a 10 anni di carcere – con 670 mila euro per ingiusta detenzione. Ora la Corte di Appello di Palermo, che aveva accolto la richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione, dovrà riesaminare la sua decisione.
La condanna dell’ex poliziotto venne giudicata illegittima dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e dalla Cassazione. Contrada, 89 anni, ancora lucidissimo e con una grande memoria, era stato arrestato nel Natale 1992 e ha trascorso 4 anni e mezzo in carcere e 3 anni e mezzo ai domiciliari. Due anni gli sono stati condonati per buona condotta.
In primo grado fu condannato a 10 anni, ma la sentenza fu ribaltata in appello e il funzionario venne assolto. L’ennesimo colpo di scena ci fu in Cassazione, quando l’assoluzione fu annullata con rinvio e il processo tornò alla Corte d’appello di Palermo che, il 25 febbraio del 2006, confermò la condanna a 10 anni.
Nel 2015 i giudici della Cedu hanno condannato l’Italia a risarcire il funzionario, nel frattempo radiato dalla polizia, sostenendo che non andava processato né condannato perché il reato di concorso esterno in associazione mafiosa ha assunto una dimensione chiara e precisa solo con la sentenza Demitry, del 1994. E Contrada era finito davanti ai giudici per fatti precedenti a quella data. Uno spunto, quello della pronuncia della Cedu, che il legale di Contrada ha usato per chiedere, tramite un incidente di esecuzione, la revoca della condanna. Ma la Corte d’appello di Palermo giudicò il ricorso inammissibile. Tutto fu ribaltato dalla Cassazione che revocò la condanna privando il verdetto della eseguibilità e degli effetti penali.
Dopo la revoca della condanna, agì in giudizio chiedendo la riparazione dell’errore giudiziario subito. L’istanza nasce dalla decisione della Corte di Cassazione del 2017.
Con l’istanza era stata richiesta un’equa riparazione per oltre 3 milioni di euro, tenuto conto dell’indennizzo dovuto per la detenzione subita e del danno biologico, morale ed esistenziale subito da Contrada e dai suoi familiari più stretti per effetto di una vicenda processuale durata venticinque anni.
La Corte d’Appello ha deciso per 667 mila euro, decisione ora annullata con rinvio.
“Aspettiamo di leggere le motivazioni per un esame più approfondito, – dice il suo avvocato Stefano Giordano – ma è evidente fin d’ora che la Corte di legittimità non ha dato esecuzione alla sentenza di Strasburgo, secondo cui Contrada non andava né processato, né condannato”. “Ora la palla passa nuovamente alla Corte d’Appello palermitana. Ma, comunque andrà a finire la vicenda, è probabile che il Contrada non vedrà mai un centesimo di quanto gli spetta, considerate la sua età e le sue condizioni di salute e la lunghezza dei tempi processuali”, conclude Giordano. Contrada ha 89 anni.
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