Van Dick, Stomer, Gossaert, de Coter, Houbracken, de Wobreck, Provoost. Sbarcano a Palermo i grandi maestri fiamminghi. O sarebbe meglio dire tornano a mostrarsi perchè a Palermo ci sono da sempre.
L’occasione vederli, parlarne e mostrarli al mondo è “Sicilië, pittura fiamminga” la grande mostra di 52 dipinti che verrà inaugurata domani martedì 27 marzo a Palazzo Reale.
A destare grande curiosità la tavola di Santa Caterina d’Alessandria appena svelata in una cerimonia tenutasi la scorsa settimana nel monastero proprio di santa Caterina. Ma c’è anche la patrona di Palermo Santa Rosalia.
La “collezione delle collezioni”, come è stata definita, con il meglio dei dipinti fiamminghi presenti in Sicilia, di provenienza sia pubblica che privata, impreziosita dal ritratto di Santa Caterina d’Alessandria, il capolavoro svelato nei giorni scorsi nell’omonimo Monastero dopo 32 anni di oblio resterà in m ostra per due mes.
L’evento è organizzato dalla Fondazione Federico II e dall’assessorato regionale ai Beni Culturali con l’Alto Patrocinio dell’Ambasciata Belga in Italia.
Il lavoro certosino degli organizzatori e dei curatori – Vincenzo Abbate, Gaetano Bongiovanni e Maddalena De Luca – ha permesso di mettere insieme per la prima volta un patrimonio artistico che abbraccia dal Quattrocento al Seicento per un totale cinquantadue opere, tra queste undici della collezione privata di Gaia Palma Chiaramonte Bordonaro.
Il percorso si sviluppa attraverso due nuclei tematici, strettamente legati fra loro: da un lato le opere presenti in Sicilia riconducibili al collezionismo e alla committenza artistica; dall’altro gli artisti di origine fiamminga e olandese, pienamente attivi e inseriti nel tessuto storico-sociale a partire dagli anni centrali del Cinquecento.
Tra le opere in mostra spicca la più famosa di Jean Gossart, detto Mabuse, il trittico di Malvagna: opera miniaturista raffigurante una Madonna col bambino tra angeli, Santa Caterina d’Alessandria e Santa Dorotea, mentre sul retro del pannello si trova lo stemma della famiglia dei Lanza; la Deposizione di Jan Provoost, invece, è uno degli esempi più significativi del passaggio dal Gotico al Rinascimento dei Paesi Bassi; mentre della collezione Chiaramonte Bordonaro sarà esposta la Madonna con Bambino di Anton van Dyck, l’allievo di Rubens, che in quest’opera consolida la sua emancipazione dal maestro; altra opera di van Dyck è la Crocifissione (collezione privata Palazzo Alliata di Villafranca) dove il genere da lui coniato si presenta, come evoluzione ed elaborazione personale della maniera di Rubens, e riscosse fin dall’inizio un gran successo per quell’insieme di drammatica verosimiglianza che coglieva il Cristo nell’attimo esatto dello spirare; di alto valore artistico è la Circoncisione di Simone de Wobreck, un olio su tavola dove sono evidenti le tipiche inclinazioni patetico-devozionali del tardo manierismo e il decorativismo dello schema compositivo; non meno significativa è la presenza dell’olandese Mattia Stomer con l’opera La morte di Catone contraddistinta da una plasticità voluminosa dell’incarnato e un forte impasto cromatico. Di grande notorietà la Deposizione della Croce di Colijn de Coter: proveniente dalla chiesa messinese di San Francesco d’Assisi, la preziosa tavola, i cui effetti smaltati si devono alla stesura per velature tipica della pittura fiamminga, è attribuita alla produzione tarda del de Coter.
L’esposizione include anche la patrona di Palermo: Santa Rosalia entro una ghirlanda di fiori e frutti del pittore fiammingo del pittore fiammingo naturalizzato in Sicilia Geronimo Gerardi.
“La Sicilia e le Fiandre – afferma il Presidente della Fondazione Federico II Gianfranco Miccichè – hanno antichi legami culturali che furono decisivi per sviluppare forti relazioni con le città marinare fiamminghe, determinando la migrazione di maestranze che dalle Fiandre e dall’Olanda si insediarono in Sicilia. La mostra Sicilië, pittura fiamminga intende omaggiare questo trait d’union culturale tra Mediterraneo e Mare del Nord, mettendo insieme per la prima volta tele fiamminghe presenti in collezioni pubbliche e private siciliane. Un tributo dunque alla storia, ad un tempo mediterranea e nordica, della nostra Isola, offerto congiuntamente, in occasione dell’anno che vede Palermo come Capitale della Cultura, dalla Fondazione Federico II, dal Parlamento siciliano, dall’assessorato regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana e dell’Ambasciata del Regno del Belgio in Italia”.
“La Fondazione Federico II – afferma il direttore generale della Fondazione Federico II Patrizia Monterosso – con questa mostra ufficializza un cambio di rotta, un nuovo metodo di lavoro; la vivida e stretta collaborazione con i grandi professionisti della Cultura, privati e pubblici, con l’assessorato regionale ai Beni Culturali con l’obiettivo di proporre il meglio della Sicilia e che chiude questo excursus espositivo con la Patrona della città, Santa Rosalia, per Palermo Capitale della Cultura ”. “Sono tanti gli studi e le ricerche – prosegue Monterosso – sui rapporti intercorsi tra i fiamminghi e i pittori italiani di città come Roma, Genova, Venezia e Napoli. Ancora troppo poco si sa, invece, del legame artisticamente florido e intenso avuto con gli artisti siciliani. Questa mostra vuole rendere omaggio alle innumerevoli tracce lasciate su quest’Isola dalle relazioni strette tra i pittori fiamminghi e quelli siciliani. È un dato incontrovertibile che i maestri fiamminghi abbiano compiuto viaggi in Italia, inclusa la Sicilia, per ammirare e studiare i grandi artisti del Rinascimento e del Manierismo. L’esposizione è un tributo alla storia della Sicilia capace di dialogare con il Nord dell’Europa. Questa terra ha dimostrato, ancora una volta, di offrire una spinta propulsiva al poliedrico terreno culturale, artistico ed economico italiano. Una caratteristica determinante per attrarre quelli che furono i grandi maestri della pittura delle Fiandre. Ed è questa magnificenza, questa grandiosità che ripercorriamo in Sicilië, pittura fiamminga”.
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