Il consulente della Lega arrestato la settimana scorsa

Arresto Arata, il faccendiere della Lega fa scena muta davanti al gip

Bocca cucita da parte di Paolo Arata davanti al gip. Si è avvalso della facoltà di non rispondere, davanti al giudice per le indagini preliminari di Roma, a cui l’interrogatorio era stato delegato, il faccendiere e consulente della Lega arrestato la scorsa settimana con le accuse di corruzione, intestazione fittizia e autoriciclaggio.

Insieme ad Arata sono stati arrestati il figlio Francesco e Vito Nicastri, imprenditore alcamese dell’eolico già in carcere per concorso in associazione mafiosa e il figlio Francesco. Anche per loro le accuse sono di corruzione, intestazione fittizia di beni e autoriciclaggio. Ai domiciliari nell’ambito della stessa inchiesta, coordinata dalla Dda di Palermo, è finito il funzionario regionale Alberto Tinnirello, che risponde di corruzione. Sia il figlio di Arata, che i Nicastri e Tinnirello si sono rifiutati di rispondere al gip.

A differenza di Paolo Arata i quattro sono stati interrogati dal giudice delle indagini preliminari del capoluogo siciliano, in quanto il loro arresto è avvenuto a Palermo. L’inchiesta ipotizza un giro di mazzette alla Regione siciliana per favorire gli affari che Arata e Nicastri gestivano nel settore delle energie rinnovabili. Secondo i Pm, l’imprenditore e il faccendiere sono soci di fatto. Una tranche dell’indagine, che ipotizza il pagamento di una tangente all’ex sottosegretario della lega Armando Siri, è stata trasmessa per competenza a Roma. Nei prossimi giorni i legali degli indagati decideranno se fare istanza di revoca delle misure al tribunale del riesame.

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Nell’inchiesta sono indagati anche Salvatore Pampalone dirigente regionale della Commissione Valutazione Impatto Ambientale, il presidente della Commissione Alberto Fonte e Vincenzo Palizzolo, capo di Gabinetto dell’assessorato regionale al Territorio.

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