Il Salinas è nella classifica di Style/Corriere della Sera che elenca i dieci musei archeologici più belli del mondo. Ed è in ottima compagnia, visto che tra i “colleghi” illustri ci sono il Pergamonmuseum di Berlino, il British Museum di Londra, il Museo dell’Acropoli di Atene e il Museo Archeologico di Napoli: la gallery fotografica sul sito – https://style.corriere.it/mostre-e-arte/10-musei-archeologici-piu-belli-al-mondo (foto 10 e 11) – racconta infatti la top ten delle strutture museali a più intenso impatto emozionale.

Un traguardo bellissimo per il Museo palermitano che ha conta su una “narrazione” molto scenografica, ma soprattutto su reperti di valore eccezionale: le Metope di Selinunte, il più importante complesso scultoreo dei greci d’Occidente, il torso dello Stagnone, i famosi sarcofagi fenici della Cannita e la colossale statua di Zeus proveniente da Solunto; la famosa Pietra di Palermo con la cronaca di circa 700 anni di vita egiziana e gli annali delle prime cinque dinastie dell’Antico Regno (3100-2300 a.C.) e tre degli otto Decreti entellini iscritti su tavolette di bronzo.

Ma Museo Archeologico di Napoli e Museo Salinas di Palermo sono anche fianco a fianco, con il Parco Archeologico di Pompei e CoopCulture, per la grande mostra che racconta il lascito dei Borboni a Palermo nell’unico anno che la città visse da Capitale del Regno delle Due Sicilie. E che vede il ricongiungimento di reperti che provengono dagli stessi scavi finanziati dai reali a Pompei, Ercolano e Torre del Greco, prestati dai musei partenopei.

La mostra “ricostruisce” fedelmente una parte della Casa di Sallustio, a Pompei, da cui provengono gran parte dei pezzi esposti, tra cui la splendida fontana in marmo con la scultura in bronzo che raffigura Eracle in lotta con e il cervo. Esposte anche statue e reperti da Villa Sora a Torre del Greco.

Dopo il Congresso di Vienna, il sovrano Borbone Ferdinando IV (che dopo l’unificazione avrebbe assunto il nome di Ferdinando I) aveva infatti riunito in un unico Stato, il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia. Siamo a fine 1816, la capitale del nuovo Regno è inizialmente Palermo, ma già l’anno successivo (1817) viene spostata a Napoli. Palermo visse quindi solo dodici mesi da “capitale” del Regno, ma tanto bastò a segnarla a vita. Oggi, a distanza di poco più di duecento anni, e a chiusura dell’anno passato da Capitale Italiana della Cultura, l’Assessorato Regionale ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana e il Dipartimento dei Beni Culturali presentano la mostra “Palermo capitale del Regno. I Borbone e l’archeologia a Palermo, Napoli e Pompei”, organizzata dal Museo archeologico Salinas in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Parco Archeologico di Pompei e CoopCulture. La curatela è del direttore del Salinas, Francesca Spatafora.

La mostra si apre al pubblico domenica (2 dicembre), ad ingresso gratuito visto che si tratta della prima domenica del mese. Resterà aperta fino al 31 marzo. Dicembre: dal martedì a domenica 9.30 > 18,30. Giorni 25 e 26 dicembre e 1 gennaio: 9.30 > 13.30. Chiuso il lunedì. Farà parte del percorso di visita del museo.

La mostra occupa i tre saloni del primo piano del museo archeologico e racchiude una vasta selezione di opere e reperti donati all’allora Museo di Palermo dai sovrani Borbone Francesco I e Ferdinando II oltre a diverse opere provenienti da scavi finanziati dai reali a Pompei, Ercolano e Torre del Greco, prestate dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli e dai Parchi Archeologici di Pompei ed Ercolano.