“Mi gridavano: ti ammazziamo, mentre mi picchiavano, dopo avermi trascinata a forza a casa loro”. Non c’è pace per Asia Vitale, la ventenne stuprata da sette ragazzi la scorsa estate al Foro Italico di Palermo.

Un’arma a pochi centimetri dal volto, il sequestro di persona, le minacce di morte. “Mi gridavano: ti ammazziamo, mentre mi picchiavano, dopo avermi trascinata a forza a casa loro”. Ieri, in quella che doveva essere una normale serata in centro storico con il fidanzato, ha vissuto l’ennesimo incubo. Una notte di terrore finita per fortuna in una caserma dei carabinieri. “Ci hanno puntato un coltello e ci hanno divisi – racconta il fidanzato ancora sotto shock – Mi hanno immobilizzato e ho visto che portavano via Asia con la forza. Volevo chiamare subito aiuto ma me l’hanno impedito”.

Il racconto

I due sono in piazza a Ballarò insieme ad altre persone ed è passata da poco la mezzanotte. Arriva un’auto e la trama della nottata cambia direzione. In quella macchina, infatti, c’è S., uno dei presunti molestatori della giovane. E non uno dei sette presenti al cantiere abbandonato, teatro della violenza del 7 luglio: loro sono tutti in carcere. Si tratta di un altro ragazzo di cui Asia ha fatto il nome durante le deposizioni proprio per gli abusi del Foro Italico, quando le forze dell’ordine le hanno chiesto se in precedenza ci fossero stati altri episodi di violenza. E lei ha ricordato quest’altra esperienza avvenuta tra maggio e giugno fornendo dettagli, luoghi e identità che meritavano un approfondimento.

Da lì la procura di Palermo ha proceduto d’ufficio. Insomma, chi ieri riconosce Asia è un altro ragazzo indagato per violenza sessuale. Come i sette, le cui famiglie hanno minacciato Asia perché ritrattasse, anche lui non ci sta. Anche lui vuole che Asia smentisca se stessa. Ma va ben oltre quanto fatto dagli indagati del Foro Italico: quando la intravede dalla macchina, tra la folla che si crea nelle notti di Ballarò, lui rallenta, abbassa il finestrino e comincia a insultarla.

Le minacce

Inizia un botta e risposta, poi lui si allontana ma lo fa per tornare. Stavolta a piedi, armato e insieme alla madre: costringono Asia ad andare con loro fino a casa, nello stesso quartiere. E la prendono con la forza, minacciandola con un’arma da taglio. “L’ho vista mentre la trascinavano via, se la sono portata fino a casa mentre io avevo un coltello puntato alla gola”, racconta il fidanzato, che aggiunge: “Quando finalmente sono riuscito a liberarmi volevo dare l’allarme perché intervenissero le forze dell’ordine, ma ho avuto paura di peggiorare le cose. Anche le persone attorno a me mi hanno sconsigliato di farlo perché quel ragazzo era armato e poteva avventarsi su Asia”.

Ma il timore che le facciano del male è troppo grande e il ragazzo non appena può corre alla caserma dei carabinieri più vicina, il comando provinciale dietro il teatro Massimo. A questo punto è circa l’una del mattino. Ai militari racconta quanto è accaduto per filo e per segno. Loro gli assicurano che le telecamere di videosorveglianza piazzate a Ballarò saranno utili alla ricostruzione della vicenda. Ma il ragazzo non ha il tempo di finire il racconto che si presentano Asia, il giovane indagato per violenza sessuale e sua madre. «Appena li ho visti entrare ho subito detto che erano proprio loro le persone di cui stavo parlando», ha detto ai militari. I tre sono stati tenuti in caserma per diverse ore.

La prima ad uscire è Asia attorno alle sette di questa mattina. Rientrata a casa della zia rivive la notte infernale appena trascorsa: l’esperienza di essere trascinata con la forza e la minaccia di morte nell’abitazione del ragazzo, le urla, i colpi ricevuti alle gambe. “Mi gridavano: “ci hai rovinato la vita”, mentre mi picchiavano e mi dicevano che mi avrebbero uccisa”, racconta Asia. Poi per qualche ragione madre e figlio hanno scelto di portarla alla caserma dei carabinieri per farle ritrattare quanto raccontato la scorsa estate. “Ma hanno proceduto d’ufficio, anche volendo non posso fare niente”, ha provato a spiegare Asia ai suoi aguzzini, ma non c’è stato verso. Madre e figlio, forse inconsapevoli della sfilza di reati appena commessi, si sono presentati alla caserma Carini. E pretendevano che la ragazza scagionasse il giovane.

Le indagini

Sull’episodio di ieri sera i carabinieri della compagnia di piazza Verdi stanno già indagando. Madre e figlio sono stati trattenuti per ore in caserma e sentiti sulla base di quanto hanno detto Asia e prima ancora il suo fidanzato. I militari stanno cercando riscontri alle versioni di entrambi, visionando tutte le telecamere presenti nel tragitto dalla piazza di Ballarò alla casa dove la giovane è stata portata. I possibili reati sono pesantissimi: si va dalla minaccia aggravata al sequestro di persona. “Quando ho saputo che la mi assistita è stata messa in sicurezza ho tirato un sospiro di sollievo”, commenta Carla Garofalo, l’avvocata di Asia che l’assiste nei due procedimenti per lo stupro del Foro Italico.

Con la zia che la ospita a Palermo stanno pensando di riportare la ragazza in una comunità protetta, proprio per evitare episodi come quello di ieri sera. “A Palermo è in una situazione di pericolo”, commenta l’avvocata che ancora non è al corrente dei dettagli di quanto accaduto a Ballarò. Il 19 aprile è in programma l’udienza preliminare per i sei indagati maggiorenni dello stupro di questa estate. Tutti hanno già chiesto il rito abbreviato e in quella sede il gup deciderà se accogliere la richiesta delle difese. Il 6 marzo è arrivata la prima condanna per le violenze del Foro Italico: il tribunale per i minorenni ha condannato (con rito abbreviato) a otto anni e otto mesi l’unico minorenne del branco. Per lui la procuratrice per i minorenni di Palermo Claudia Caramanna aveva chiesto otto anni.

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