Erano stati accusati di strisciare il badge per conto di colleghi assenti o di averlo strisciato per se stessi, risultando quindi in servizio, ma di essere poi usciti per sbrigare le proprie faccende personali.

Tirano un sospiro di sollievo 36 impiegati del Comune di Caccamo per i quali il giudice per le indagini preliminari Michele Guarnotta ha emesso una sentenza di “non luogo a procedere”.

Sotto la lente degli investigatori erano finiti decine di episodi di assenteismo e 42 dipendenti del Comune vennero accusati di fare parte della cosiddetta categoria dei ‘furbetti del cartellino’.
L’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese aveva portato all’ iscrizione nel registro degli indagati per falso ideologico molti dipendenti comunali.

Secondo il pubblico ministero Guido Schininà, la colpevolezza degli impiegati assenteisti era dimostrata anche dalle registrazioni video effettuate.

Come riporta il Giornale di Sicilia, sei posizioni, tuttavia, vennero subito archiviate su stessa richiesta del pm Schininà, in quanto non sussistevano “elementi sufficienti ed idonei a sostenere l’ accusa in giudizio”. Si tratta dei procedimenti penali che erano a carico di Angela Rini, Giorgio Guzzardo, Maria Franca Geraci, Giuseppe Scimeca, Maria Teresa Pollina e Liboria Baratta. Per le ultime due indagate, difese dall’ avvocato Salvatore Sansone (nel primo caso con il collega Ninni Reina), l’ufficio inquirente ha ritenuto valida l’ attività di indagine difensiva ed ha motivato la richiesta di archiviazione con queste parole: “Relativamente a Pollina Maria Teresa e Baratta Liboria risulta infondata la contestazione mossa nei loro confronti in quanto non trova conforto nelle sopravvenienze documentali, giacché la tesi che la Pollina avrebbe attestato la presenza in servizio anche per Baratta Liboria è assolutamente inverosimile in quanto la “beneficiata” in quel periodo registrava la propria presenza in servizio su un foglio di presenze, poiché aveva smarrito il badge (vedi denuncia di smarrimento alla stazione dei carabinieri di Caccamo)». Il gip Guarnotta quindi il 21 marzo di quest’ anno archiviò queste sei posizioni e restituì gli atti al pubblico ministero.
Restarono però in piedi 36 ulteriori posizioni. Nell’ udienza preliminare, svolta il 15 luglio presso il Tribunale termitano, furono approfonditi i fatti contestati ai dipendenti comunali assistiti dagli avvocati Renato Vazzana, Rosaria Morreale, Francesco Caratozzolo, Salvatore Chiara monte e Giuseppe Di Lisi. Alcuni indagati risposero alle domande dei difensori e del pm Giacomo Brandini, che solo per l’ occasione sostituì il collega Schininà; altri rilasciarono dichiarazioni spontanee, che sono state acquisite agli atti dell’ inchiesta.
Adesso è arrivata la sentenza del giudice Guarnotta di “non luogo a procedere” per tutti i 36 imputati.

I 36 prosciolti sono Agostino Calcara, Pietra Moscato, Concetta Badame, Nicasio Calcara, Concetta Cenisio, Ignazia Randazzo, Vincenza Martino, Giuseppe Di Martino, Rosaria Sarlo, Giovanni Valenti, Francesca Scimeca, Vincenzo Sampognaro, Giuseppe Stanfa, Rosalia Zagone, Maria Baratta, Giovanna Calderaro, Maria Lo Bello, Liliana Cirà, Crocifissa Maria Lauretana Palermo, Antonina Polizzi, Salvatore La Rosa, Maria Valenti, Antonia Cancilla, Giuseppa Di Martino, Angela Maria Di Benedetto, Francesco Iannelli, Giovanni Lentini, Carlo Mancuso, Serafina Celano, Antonino Anzelmo, Concetta Sampognaro, Giorgio Spica, Rosaria Spica, Maria Rosa Callari, e infine due omonimi, entrambi Salvatore Priolo, di 49 e 54 anni.

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