Nel 2012, in piena vertenza Gesip, alcuni dipendenti dell’ex partecipata del Comune di Palermo, quando vennero annunciati i licenziamenti, misero a ferro e fuoco la città. Fu una stagione calda di proteste e dissenso manifestato in molteplici modi: cortei non autorizzati, occupazione di edifici comunali e regionali, blocchi stradali, scontri con le forze dell’ordine, fioriere distrutte e cartelli stradali divelti, cassonetti rovesciati.

Proprio ieri si è aperto il processo a carico di 8 ex dipendenti Gesip, accusati di associazione per delinquere, violenza e minaccia a corpo politico e amministrativo, nonché di interruzione di pubblico servizio. Il Comune, però, non sarà parte civile.

Come riportato dal Giornale di Sicilia di oggi, l’istanza presentata ieri dall’avvocato di Palazzo delle Aquile, Giovanni Airò Farulla, per i giudici della quarta sezione del tribunale, davanti alla quale si svolge il dibattimento, conterebbe infatti un vizio formale: sarebbe stata intestata al gup e non appunto al tribunale. Il presidente del collegio, Vittorio Alcamo, l’ha così respinta. Contrari alla costituzione del Comune erano comunque anche gli avvocati degli imputati, tra i quali Matteo La Barbera, Danilo Daniele e Francesca Russo, che si erano opposti.

Gli imputati sono Giacomo Giaconia, Salvatore Spatola, Francesco Madonia, Giuseppe Sanseverino, Maurizio Guarnotta, Matteo Fricano, Calogero Cesare Santomauro e Umberto Catanzaro. Per i pm Gery Ferrara, Sergio Barbiera ed Enrico Bologna, che avevano coordinato le indagini sui tafferugli del 2012, sarebbero loro i responsabili di tutta una serie di disordini avvenuti in città.
Secondo l’ accusa, Giaconia sarebbe arrivato ad inventare notizie false sull’ andamento della trattativa coi vertici aziendali per fomentare la protesta ed accrescere il malcontento che ha dato vita alle eclatanti proteste.

Dopo il rigetto della costituzione di parte civile del Comune, ieri sono stati sentiti alcuni testimoni. Il processo è stato rinviato al 23 maggio.