Non solo bloccare l’aumento degli stipendi dei deputati regionali ma addirittura ridurli a due euro lordi. Una provocazione, quella contenuta in un emendamento al ddl Stabilità, a firma di Gianfranco Miccichè, all’indirizzo del presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, che in queste ore avrebbe dato mandato agli uffici di Palazzo dei Normanni di studiare una soluzione giuridicamente valida per bloccare l’aumento di circa 890 euro al mese approvato martedì scorso, 10.700 euro l’anno.

Un aumento bipartisan

Galvagno si è detto dispiaciuto per “una misura che era stata programmata nelle scorse legislature e che non ho avuto il tempo di esaminare e fermare, visto che l’Ars si è insediata realmente a fine novembre e di lì a poco è stato predisposto il bilancio interno che prevede l’aumento della voce di spesa per i deputati”. Schifani ha preso le distanze dagli aumenti, ma tutti i partiti hanno difeso le buste paga maggiorate. Anche l’opposizione. Dunque, non si capisce come dovrebbe avvenire la marcia indietro.

Il dietrofront dei Cinquestelle

Nel caso dei M5S, però, pare abbiano cambiato idea. “Gli aumenti Istat degli stipendi dei deputati saranno pure automatici, ma in un momento come questo, in cui famiglie e imprese soffrono terribilmente, rischiano di essere immorali. È per questo che ci rinunceremo e devolveremo le somme relative a progetti per la pubblica utilità, come del resto abbiamo sempre fatto con parte dei nostri stipendi. Intanto stiamo verificando con gli uffici come abrogare o annullare gli effetti della norma che costituisce uno schiaffo in faccia ai cittadini. Compito della politica è fare delle norme per la collettività ma dare pure dei segnali precisi. Gli altri partiti facciano quello che credono, noi pensiamo e operiamo come Movimento 5 stelle”. Lo afferma il capogruppo del M5S all’Ars, Antonio De Luca

L’irritazione di Fratelli d’Italia

Quello che è certo è che in mattinata alla presidenza dell’Ars è arrivato anche l’input dei vertici nazionali di Fratelli d’Italia, con la stessa premier Meloni che non ha gradito l’effetto mediatico provocato da questo aumento. Ed è stata la mossa decisiva. Ora Galvagno riunirà i partiti e discuterà delle mosse che si possono fare per sterilizzare l’aumento

Perchè l’incremento in busta paga

L’incremento in busta paga è legato a una legge del 2014 che prevede l’adeguamento automatico delle indennità in base all’Indice Istat che misura ogni anno la crescita dell’inflazione. La provocazione del commissario regionale azzurro è scattata dopo che alla Presidenza dell’Ars sarebbe arrivata in mattina la richiesta dai vertici romani di FdI di stoppare la norma.

“Considerato l’invito romano perentorio ricevuto dal presidente regionale Gaetano Galvagno – si legge nell’emendamento presentato da Miccichè – circa l’odg che eliminerebbe l’adeguamento Istat per i deputati regionali, ritengo che questa indicazione non sia solo necessaria ma, alla luce del particolare momento di difficoltà in cui versa la nostra regione, appaia più probante mantenere inalterato l’adeguamento riducendo piuttosto la base di partenza da euro 11.100 mila lordi a 2 euro lordi”.

De Luca: “Ci vuole norma abrogativa”

“Il consiglio di presidenza dell’assemblea regionale siciliana, dove sono rappresentati tutti i partiti di maggioranza e di opposizione tranne Sicilia Vera e Sud chiama Nord in quanto i nostri due segretari d’aula si devono ancora insediare, ha approvato nelle scorse settimane il bilancio di previsione 2023-2025 del parlamento siciliano contenente, tra l’altro, un aumento dei costi delle indennità dei deputati di circa 800 mila euro annui lordi (circa 500 euro netti al mese) in ossequio ad una legge del 2014 che prevede l’ adeguamento ISTAT.

Complessivamente il bilancio in questione, nonostante tale aumento di costo, registra un risparmio di spesa di circa 500 mila euro l’anno rispetto al 2022. Il parlamento siciliano nella seduta del 7 febbraio scorso ha approvato, senza la richiesta di nessun deputato di dibattere sul merito e quindi senza osservazioni ed opposizioni, il bilancio predisposto dal collegio dei questori ed esitato dal consiglio di presidenza.

Abbiamo avuto modo di precisare che l’aumento in questione registratosi ogni anno dal 2015 in poi è legittimo in quanto consequenziale ad una norma di legge.

E pur non facendo parte degli organi del parlamento, collegio dei questori e consiglio di presidenza, che ha avuto modo di discutere le singole voci del bilancio con il tempo necessario per valutarne anche il profilo dell’opportunità, non abbiamo voluto indossare gli abiti dei “pierini”.

Fare la gara oggi, dopo il clamore mediatico registrato, per disconoscere la paternità di questo aumento è un festival al quale noi non intendiamo partecipare a differenza di come già stanno facendo alcuni colleghi e qualche gruppo parlamentare perché riteniamo che nella vita prima di ogni cosa bisogna essere uomini, e quindi riconoscere anche l’errore di valutazione che si è commesso.

Un vecchio detto siciliano così recita: “I soddi mi fannu schifu, ma damminni nautra nticchia” (i soldi fanno schifo, ma dammene ancora un altro po’).

Se il parlamento ritiene di bloccare gli aumenti Istat proceda a votare nella finanziaria in discussione in queste ore l’emendamento predisposto dai gruppi parlamentari Sud chiama Nord e Sicilia Vera che il Governo regionale può presentare immediatamente in aula.

L’emendamento in questione è molto semplice e così recita: “Il comma 2 dell’art. 2 della legge regionale 4 gennaio 2014 è abrogato”. In definitiva per evitare l’aumento ISTAT delle indennità dei parlamentari non è necessario inventarsi progetti di utilità collettiva o farlocche e fantasiose forme di beneficenza, difficilmente verificabili, o peggio ancora presentare ordini del giorno in ossequio di direttive provenienti dall’alto da ambienti politici che tutto potrebbero fare tranne che dare lezione di morale. Si voti il nostro emendamento così da mettere fine a questo festival dell’ipocrisia e della doppia morale.” Lo dichiara il leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca.

Grosso: “Norma per i lavoratori”

Il segretario generale del Sifus Confali, Maurizio Grosso, chiede: “L’introduzione di una norma che preveda un meccanismo che determina l’adeguamento automatico dei salari ai prezzi dei beni di consumo proteggendo il potere d’acquisto dei lavoratori”.

Catanzaro: “Il festival dell’ipocrisia”

“La vicenda dell’aumento Istat delle indennità dei parlamentari regionali si sta trasformando nel festival dell’ipocrisia. Non c’è molto da girarci attorno: se il presidente dell’Ars vuole bloccare gli aumenti così come sembra di capire dalle recenti notizie di stampa, l’unico modo è presentare una proposta che modifichi la legge del 2014. Lo faccia, e noi saremo pronti a votarla”. Lo dice Michele Catanzaro, capogruppo Pd all’Ars.

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