Ad una settimana esatta dal voto, da quel election day del 25 settembre che tanti dubbi ha sollevato quando è stato indetto e tanti temi porta con se, gli autonomisti siciliani si riuniscono in assemblea a Catania. L’incontro nella serata di oggi, domenica 18 settembre, all’anfiteatro all’aperto del centro fieristico Le Ciminiere per confrontarsi sui temi dell’energia, del Mediterraneo, dell’identità e dell’impegno dei cattolici, punti nevralgici del programma elettorale dei popolari e autonomisti che si presentano alle elezioni regionali con 9 liste (una per provincia)e 62 candidati.

BlogSicilia ha incontrato Raffaele Lombardo, l’ex Presidente della Regione e fondatore del MpA, protagonista di un patto con la Lega saltato proprio a ridosso del voto. Un Lombardo protagonista nelle scelte per le regionali della coalizione di centrodestra ma che non ha voluto essere presente in prima persona neanche per le politiche

Il patto “mancato” con la Lega

“Si è parlato tanto di questa rottura del rapporto con la Lega. Credo che ormai lo si debba considerare un capitolo chiuso. Nessuna polemica, nessuna recriminazione. Io incontrai la Lega nel 2005 inizi 2006, lo feci con l’auspicio di Silvio Berlusconi che era il presidente in carica. Incontrai Umberto Bossi che era un uomo molto duro, non è che amasse tanto i meridionali, e facemmo un accordo sulla parola, ricordo cosa mi disse: “noi della Lega siamo persone leali”. E quindi si fece la lista insieme nel 2006; nel 2008 noi fummo insieme alla Lega gli unici partner del Popolo della Libertà e nel programma comune, di quelle elezioni che furono vinte da Silvio Berlusconi e dal centrodestra, il primo punto su cui la Lega cambio posizione fu proprio il Ponte sullo Stretto.
Sul quale poi il Centrodestra, compresa la nostra piccola rappresentanza parlamentare, avviò l’iter che si stava per concludere: ma nel 2011 ci fu la crisi e la caduta del governo Berlusconi. E poi cominciarono tutta una serie di governi più o meno tecnici, salvo parentesi varie, e il progetto del Ponte è stato completamente abbandonato.
Ora tutti parlano di Ponte. Spero di vederlo costruito e di poterlo attraversare nel corso della mia vita”.

Io non voto Lega

“Io ho detto che non voto certamente Lega, ma non è una questione di posti in lista che forse si sono enfatizzati troppo; mi preoccupa molto che non è stato costruito insieme, come da contratto o patto federativo, un programma o quantomeno alcuni punti di programma. Ecco, perché sono preoccupato”.

L’Autonomia differenziata danno per il Sud

“L’ autonomia differenziata. cosa vuol dire? Si trattengono le tasse per poter realizzare i servizi, alcuni servizi fondamentali quali ad esempio la scuola e gli asili nido . Certo col gettito fiscale dei lombardi che è cento volte più significativo di quello dei siciliani si farà, di fatto, la secessione sul piano sociale, sul piano dei servizi: su questo sono molto preoccupato.
Ecco perché il dissenso. Perché non si è costruito insieme un programma che, per quanto riguarda i nostri accordi, doveva prevedere misure per ridurre il divario tra Nord e Sud.
C’è stata la polemica sulla localizzazione dell’Intel che pare che debba andare in Piemonte, in Veneto o altrove.
Sul tema si è scritto che la Regione non avrebbe risposto in tempo, che il Comune non avrebbe trovato le aree accorpate di 160 ettari.
Certo che noi siamo indietro, certo che abbiamo delle difficoltà, ma quando un governo nazionale , in questo caso il ministro leghista Giorgetti vuole superarlo questo divario interviene commissariando, inviando ispettori, suggerisce delle ipotesi, chiede alla Intel di aspettare e dà una mano”.

Alla ricerca di un partner nazionale

La scelta di non andare con la Lega probabilmente premierà in Sicilia, ma non chiude tante porte a livello nazionale?

“Non c’è dubbio che noi come Movimento autonomista abbiamo bisogno di trovare un partner, un interlocutore forte, che nel governo nazionale ci sostenga e ci aiuti. Il problema è il superamento del divario che non riguarda solo la Sicilia, ma il Mezzogiorno. Troveremo un partito di governo che sia compatibile con la nostra storia e ci garantisca sulla difesa della Sicilia.
Perché siamo nati come Movimento Autonomista? Sia per far rispettare lo statuto, sia per fare noi la nostra parte con la consapevolezza che il 90% dipende da noi. Siamo partiti dalla considerazione che il Trentino, come la Val d’Aosta, sono stati governati per moltissimi anni da uomini di un partito autonomista e sono agli antipodi per quanto riguarda occupazione, crescita del Pil, qualità dei servizi, salvaguardia dell’ambiente, rispetto al Sud e, per quanto ci riguarda, rispetto alla Sicilia che ha pure uno statuto autonomistico”.

Il conflitto interno al Centrodestra

Lei aveva proposto un tecnico come Massimo Russo per la Presidenza della Regione ma aveva anche riaperto a Musumeci ma ha salutato con appoggio immediato la candidatura di Schifani. Come si coniugano queste scelte che sembrano contraddittorie fra loro.

“Io ho avuto sempre un buon rapporto con Musumeci. È stato il mio predecessore alla Presidenza della Provincia ed è stato, saltando, Crocetta poi il mio successore alla Presidenza della Regione: non posso che parlarne bene.
Purtroppo, si è innescato un conflitto tra il governo Musumeci e le forze politiche. Questo conflitto poi è degenerato negli ultimi mesi. A Musumeci ho consigliato di dialogare con i partiti, non sono stato ascoltato .
Dopodiché abbiamo ritenuto che tra i candidati, fra i nomi che sono stati fatti, Schifani potesse rappresentare, oltre che per autorevolezza, competenza (un avvocato amministrativista certamente non è fuori posto per amministrare la regione) un uomo sul quale ci si potesse incontrare: qualità personali, competenza, esperienza, prestigio le condizioni e le caratteristiche per le quali ci si potesse ritrovare attorno a lui. Con una prospettiva: che l’Assemblea deve fare la leggi e il governo deve governare e le due istituzioni devono dialogare e collaborare”.

La campagna elettorale nata tra i tradimenti

“Non è il tempo di fare verifiche su tradimenti e quant’altro, è il tempo in cui bisogna far valere programmi e persone piuttosto che i momenti di scontro o le incomprensioni, che poi hanno riguardato, per quanto concerne noi, soltanto punti programmatici, passaggi legislativi e scelte di governo.
Per carità non ho sentito tutti, lo riconosco, ma non mi pare si sia parlato a sufficienza di programmi: salvo il Ponte sullo Stretto, magari….
Ora di ponte parlano tutti, noi faremo la nostra parte. Se necessario torneremo a manifestare a migliaia a Roma, a Messina, come già fatto nel 2006, perché questo impegno venga mantenuto.
Abbiamo un programma essenziale. Per carità, avremmo potuto scrivere occupando 100 pagine ma intanto i tre punti fondamentali sono questi”.

Un programma essenziale

“Un punto riguarda la grande strategia: la Sicilia smetta di parametrarsi guardando a Rotterdam piuttosto che Helsinki o, che so io, a Copenaghen. Noi siamo al centro del Mediterraneo.
Quindi Tunisi, Rabat, ma anche Lisbona, Nicosia o Atene: questo è il nostro mondo, questo è il nostro mare ,è qui che noi dobbiamo sviluppare al meglio le nostre capacità.
Si è parlato di un Politecnico del Mediterraneo, di una scuola, di un’università di medicina per i professionisti dei paesi del mediterraneo . Io ricordo bene che quando ero presidente della Regione noi organizzavamo l’incontro degli esponenti delle tre religioni e il premio “Al Idrissi” al quale partecipavano amministratori di quelle città.
Sono relazioni e prospettive per le quali dobbiamo riorganizzare infrastrutture, produzioni anche culturali e accademiche.
Dovremmo riprendere a fare una sorta di politica estera sul piano della cultura, del commercio e di quanto può interessare. E da questo punto di vista, ricontrattare alcuni passaggi anche dello statuto col governo nazionale per quello che il governo nazionale deve fare rispetto all’Europa.
Quando si deve fronteggiare e si deve criticare l’immigrazione clandestina, si dice aiutiamoli a casa loro ma che cosa si fa per aiutarli a casa loro?
Si consente che il deserto venga colonizzato da milioni e milioni di metri quadrati, migliaia di ettari di fotovoltaico per rubargli anche l’energia fotovoltaica?
In che cosa consiste questo aiuto? Che poi sarebbe un parzialissimo rimborso di quello che le potenze coloniali hanno fatto saccheggiando quei territori e costringendo quei popoli alla fame, alla disperazione, alla guerra e ad affrontare l’attraversamento del Mediterraneo al rischio della vita.
Potremmo essere noi, Governo regionale a vigilare, perché sennò quello degli aiuti a casa loro è uno slogan insensato”.

Gli altri due punti di programma

“Gli altri due punti fondamentali del programma sono l’identità e l’ambiente: sono i nostri tesori e il nostro patrimonio. E poi energia e fisco. Il governo regionale e nazionale dovranno battersi affinché l’Europa conceda la fiscalità compensativa, come l’ha consentita in altre regioni.
In tema di energia, oggi le nostre risorse , sole e vento e territorio, sono in mano ai fondi finanziari che venderanno quantità enormi di energia pulita, dall’idrogeno, dal sole e dal vento.
A partire da quando si insedia il governo regionale, si concedano le autorizzazioni, ma imponendo che il 50% di quell’energia resti qui. Questo consentirà di fare lo sconto alle famiglie che pagano la bolletta salata e alle industrie che si insediano in Sicilia. Basterebbe questa misura per battere la disoccupazione e creare benessere.
In fondo cosa facciamo? Tratteniamo un poco di quello che è il nostro patrimonio. con questa misura non avremmo bisogno né di trasferimenti, né di elemosine . Tratteniamo un poco di quello che il Padreterno ci ha dato: il frutto di l’idrogeno, sole e vento”.

Il gioco degli sbarramenti che lascerà fuori tanti

Stando a sentire i proclami pre elettorali a questo turno vincono tutti. E’ il solito gioco della campagna elettorale. ma non tutti supereranno gli sbarramenti

“Noi lo supereremo ampiamente, non abbiamo problemi di sbarramento. Noi lavoriamo per arrivare al 10 per cento. Chi ve lo dice sa come sono state fatte le liste, da chi sono composte

La nostra lista è molto più forte che nel 2017, autonomisti e popolari di Romano . Oggi Genovese a Messina, il “Movimento Via” e il senatore Papania a Trapani, e candidati radicati nel territorio , sindaci ed amministratori ;queste sono le ragioni per le quali puntiamo al 10%.
Intanto dobbiamo insistere e insistiamo tutti: candidati, sostenitori, militanti, perché il primo voto venga dato sulla scheda verde. Perché solo sulla scheda verde c’è la lista “Popolari e Autonomisti” con il simbolo della colomba bianca. segnando il nostro simbolo e scrivendo il cognome del candidato e segnando, accanto, quello del candidato presidente Senatore Schifani”.

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