La Guardia di Finanza ha eseguito un’ordinanza di arresti domiciliari per intestazione fittizia di beni e autoriciclaggio a carico di Cosimo Vernengo storico esponente della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù. Per gli stessi reati è in corso di esecuzione il sequestro di tre aziende.

Le indagini, del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, coordinate dal Procuratore Aggiunto Salvatore De Luca, hanno fatto emergere una serie di intrecci economici occulti, riconducibili al boss.

Tanta era la voglia del figlio di Pietro “u Tistuni” di rimettersi in gioco, che dopo i 7 anni di detenzione e la scarcerazione avvenuta nell’ottobre 2011, si era da subito attivato andando alla ricerca di attività in cui investire i proventi di origine illecita del clan. Per raggiungere tale scopo, secondo quanto emerso dalle indagini,  l’uomo avrebbe individuato una serie di imprese – tutte a Palermo – facendole intestare a persone per lo più molto giovani, la gran parte dei quali suoi familiari (tra cui il figlio ed il genero) risultati privi di capacità patrimoniale e di specifico background professionale per gestite tali aziende.

Le indagini svolte dai finanzieri hanno permesso di scoprire il ruolo di prestanome dei vari parenti di Vernengo, reale “dominus” delle attività. L’Autorità Giudiziaria ha disposto, oltre agli arresti domiciliari per Cosimo Vernengo, anche il sequestro di varie imprese a lui riconducibili operanti nel settore della distribuzione di carburante e del rimessaggio di barche.

Sigilli sono scattati per il distributore Q8 di Giuseppe Farina, che si trova in viale Regione Siciliana 2028, nella zona di Pagliarelli, e per il Fuel di Antonino Sampino, in via dell’Olimpo 30.  Farina è il genero di Vernengo, Sampino è il fratello del cognato. Attraverso il figlio e il genero Cosimo Vernengo avrebbe rivelato le licenze di quattro distributori, negli ultimi mesi ne avrebbe  gestito solo due.