Dopo oltre 8 anni di processo, per la bancarotta fraudolenta del gruppo tessile Miraglia che aveva portato alla chiusura dei negozi e al licenziamento di decine di lavoratori, la quarta sezione del tribunale di Palermo – presidente Bruno Fasciana, a latere Luciana Caselli – ha condannato nella notte, come scrivono alcuni siti d’informazione, cinque dei sette imputati per un crac da tredici milioni di euro.

Carlo Sorci, professore ordinario di Economia aziendale all’università di Palermo dal 1980 è stato condannato a 5 anni e 4 mesi. Pena che si somma all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e, per la durata della pena, “dall’esercizio di un’impresa commerciale e incapaci ad esercitare uffici direttivi presso qualsiasi impresa”. A Lucio Miraglia, sono stati inflitti sette anni e mezzo.

Sei anni sono stati comminati a Giancarlo Ciacciofera, due a Maria Pia D’Addelfio e tre anni a Vittorio Passaro. Sono stati assolti Francesco e Anna Mocciaro. L’indagine della Guardia di Finanza accertò una distrazione di beni aziendali per circa tredici milioni di euro a danno dell’Erario e dei creditori, ma anche numerosi reati societari, fallimentari e fiscali.

Nell’inchiesta vennero coinvolte varie società del gruppo Miraglia che, secondo la Procura, sarebbero servite “per complesse operazioni finalizzate a spostare importanti patrimoni mobiliari ed immobiliari, per evitare le procedure fallimentari già avviate per alcune delle aziende del gruppo”.