I finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria hanno eseguito un decreto di sequestro beni preventivo, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari presso Tribunale di Palermo – Dott. Nicola Aiello, riguardante beni e disponibilità per circa due milioni di euro.

Nel dettaglio il provvedimento ha riguardato denaro depositato presso istituti di credito per più di un milione di euro, un’imbarcazione del valore di circa 320 mila euro, due appartamenti, con annesse pertinenze, siti a Palermo per un valore complessivo di 341 mila euro e quattro autovetture, tra cui una Porsche Cayenne ed una Range Rover Sport, per un valore complessivo di 112 mila euro.

Le complesse ed articolate indagini, coordinate dal Procuratore della Repubblica Lo Voi e dal Procuratore Aggiunto De Luca, dirette dai Sostituti Procuratori Dario Scaletta e Andrea Fusco, traevano origine dagli approfondimenti investigativi eseguiti nei confronti di due promotori finanziari di Palermo che avevano predisposto un “sistema” per consentire il riciclaggio dei proventi derivanti dall’evasione fiscale commessa, nello specifico, nell’esercizio di attività di compravendita immobiliare.

Secondo gli accertamenti svolti dagli uomini della Guardia di Finanza che hanno portato al sequestro beni è quindi risultato che parte dei proventi delle vendite immobiliari, percepiti in nero, venivano investiti in strumenti finanziari (fondi comuni e polizze ramo vita) per il tramite di un intermediario che gestiva i fondi degli imprenditori edili.

In particolare, muovendosi nelle pieghe di una delibera CONSOB – regolamento intermediari – che prevede fra le modalità di ricevimento delle provviste da investire anche l’utilizzo di assegni circolari intestati direttamente all’intermediario presso cui si effettua l’investimento – i promotori finanziari avrebbero escogitato un meccanismo di schermatura sofisticato che non consentiva la diretta tracciabilità dei fondi dei reali beneficiari. Quest’ultimo consentiva agli evasori fiscali anche di ottenere linee di credito garantite da pegno su titoli nonché di rientrare in possesso dei denari riciclati al termine della fase di “ripulitura”.

Le indagini condotte dai militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, hanno trovato riscontro oltre che dalla ricostruzione dei flussi finanziari anche dalle dichiarazioni rese da molti acquirenti di immobili, i quali avrebbero confermato di aver versato la quota in nero.
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