Tutti assolti perché il fatto non sussiste. Si tratta dei sette imputati finiti sotto processo in una delle diverse vicende legate a presunte malagestio della discarica palermitana di Bellolampo. La quarta sezione collegiale del tribunale di Palermo, presieduta da Bruno Fasciana, ha scagionato da ogni accusa il dirigente del dipartimento di Protezione civile Pietro Lo Monaco (difeso dall’avvocato Roberto Mangano), i tre commissari dell’Amia, l’azienda a partecipazione comunale poi fallita che gestiva la raccolta e smaltimento dei rifiuti, Sebastiano Sorbello, Paolo Lupo e Francesco Foti, e i dirigenti della stessa azienda, Nicolò Gervasi, Antonino Putrone e Pasquale Fradella.
Accuse mosse tra il 20210 e il 2013
Le accuse a loro carico erano quelle di aver proseguito sul solco della precedente dirigenza, la malagestione della discarica di Bellolampo, fino al sequestro da parte dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico, che hanno messo i sigilli a Bellolampo per una sovraproduzione di percolato, che, assorbito dal terreno minacciava corsi d’acqua e falde acquifere. Tutti fatti contestati tra il 2010 e il 2013. Sigilli che comunque all’epoca non fermarono l’attività della discarica, per evitare il divampare dell’emergenza rifiuti nel capoluogo.
In un caso è intervenuta la prescrizione
In particolare ad essere cadute perché il fatto non sussiste le accuse di disastro doloso in concorso, adulterazione di sostanze alimentari per presunto inquinamento della falda acquifera, e gestione abusiva di rifiuto speciale pericoloso. In una sola delle accuse è invece intervenuta la prescrizione, quella per cui in concorso gli imputati non avrebbero adottato misure necessarie a prevenire la contaminazione del suolo.
Bellolampo spesso sotto la lente d’ingrandimento
C’è da dire che la discarica di Bellolampo e la sua gestione da sempre fanno emergere delle perplessità. Da diversi anni ormai la discarica è al centro dell’attenzione dei politici e della magistratura, con sequestri e dissequestri, per la situazione di emergenza dovuta al riempimento delle vasche, ai danni ai macchinari, agli incendi che divampano improvvisi. In un altro processo concluso nel 2018 l’ex sindaco di Palermo Diego Cammarata, oltre a dirigenti della società che gestivano la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti a Palermo, furono accusati di disastro ambientale e altri reati e furono allo stesso modo assolti.
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