- Una terna di commissari per Forza Italia in Sicilia
- L’annuncio di Berlusconi a Miccichè ‘in viva voce’
- La dura lettera di reazione dei deputati regionali
- La situazione rientra ma la spaccatura è consumata
La vicenda non è solo riservata ma riservatissima e quando con i deputati siciliani di Forza Italia si tenta di prendere l’argomento cadono tutti dalle nuvole salvo poi lasciarsi sfuggire qualche ammissione di fronte all’evidenza dei fatti. Ma nessun commento ufficiale a nessun livello: dall’ultima ruota del carro fino al massimo dirigente.
Berlusconi vuole commissariare il partito in Sicilia
La vicenda prende le mosse da una telefonata del Cavaliere arrivata, sembra, al telefonino di Gianfranco Miccichè mentre il commissario forzista in Sicilia si trova riunito con una buona parte dei deputati regionali a ‘studiare’ la finanziaria. Il coordinatore azzurro, certo del suo rapporto col Cavaliere, lo mette in via voce ma forse non si aspetta la comunicazione che piove come un fulmine a ciel sereno: c’è l’ipotesi di invio di un triumvirato di commissari per il partito in Sicilia, tre persone scelte da Berlusconi che risponderebbe ad una esigenza che gli viene rappresentata. Fra questi commissari anche l’ormai ex pupillo di Miccichè, l’eurodeputato Giuseppe Milazzo
Deputati sbigottiti
Chiusa la telefonata, lo stupore diventa sbigottimento. Tralasciando sorpresa vera o presunta dei presenti e tutti i commenti dei minuti e delle ore seguenti, un gruppo di deputati decide di scrivere al Presidente del partito per manifestare il fatto che le notizie che gli sono giunte non sono rispondenti alla situazione del partito.
La lettera
Nasce così la lettera a Berlusconi. Due cartelle su carta intestata del gruppo Parlamentare. Due pagine scritte chiaramente ‘di pancia’, dense di livore in alcuni passaggi, che denunciano in modo inequivocabile come dentro il partito si stia consumando una guerra intestina. Frasi che fanno ben comprendere perché nessuno abbia voglia di parlarne e perché la lettera fosse segretissima e si sperasse che mai uscisse dalle segrete stanze.
Nel raccontare la telefonata ascoltata e nel stringersi a Miccichè i deputati firmatari della lettera spingendosi in un attacco personale nei confronti proprio dell’eurodeputato Giuseppe Milazzo “Vede Presidente – scrivono a Berlusconi – la scelta della candidatura d Milazzo alle Europee fu fortemente voluta dal presidente Miccichè…Milazzo oggi non può più girare in Sicilia -continua la missiva – poiché non ha avuto ne i buonsenso ne la correttezza di ringraziare tutti coloro che lo hanno votato (almeno 60 sindaci, tutti i nostri coordinatori provinciali e tutto il movimento giovanile di Forza Italia Sicilia) rendendosi totalmente irreperibile”
“La sola idea che Forza Italia possa essere affidata ad una persona che ha tradito tutti coloro che lo hanno fatto eleggere avrebbe come conseguenza l’immediata fuga di tutta la classe dirigente azzurra”
La lettera continua con diversi altri passaggi sulla gestione di Miccichè, sul gruppo di 14 deputati che h visto 5 nuove adesioni, sui 700 amministratori locali nelle nove province oltre che sui dati di consenso elettorale esposti in apertura di missiva.
Le firme sulla lettera
La lettera porta le firme del capogruppo Calderone, del Vice Mancuso, del neo assessore alla Funzione pubblica Zambuto e del suo predecessore Bernadette Grasso e di tutti gli altri deputati del gruppo azzurro. Solo l’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone non ne ha condiviso i toni e il metodo. All’appello manca anche la firma di un altro assessore regionale, il Vice Presidente della Regione Gaetano Armao che, significativamente, non ha firmato. Nonostante nella lettera sia indicato fra i firmatari a fine mattina si apprende che l’On Stefano Pellegrino, invece, non avrebbe firmato
Rischio commissariamento rientrato
Mentre succedeva tutto questo Berlusconi ci ripensava. Il rischio commissariamento sembra sia rientrato ed al coordinatore Miccichè il cavaliere abbia confermato per l’ennesima volta la fiducia rafforzandone, anzi, la posizione alla guida del partito.
La spaccatura resta
Resta una spaccatura trasversale e politicamente violenta dentro il partito. Una situazione che può fare solo male come dimostra l’attenzione con la quale si è cerato di tenere la vicenda riservata e ci si è riusciti per almeno una settimana.
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