Fa paura il blocco degli autotraportatori annunciato contro il caro gasolio. A scendere in piazza potrebbero essere i padroncini dell’AIAS già noti per i blocchi degli scorsi anni che in una occasione paralizzarono il Paese.

La Regione convoca un tavolo di confronto

“Raccogliendo le istanze degli autotrasportatori siciliani, abbiamo convocato un tavolo urgente per scongiurare ogni ipotesi di fermo fissata fra l’8 e il 12 novembre” fa sapere l’assessore regionale alle Infrastrutture e Trasporti Marco Falcone.

“Siamo vicini alle ragioni della categoria, stretta da un lato dall’aumento dei costi di additivi, carburanti e di tutto il sistema della logistica in generale, dall’altro dalle penalizzazioni che la Sicilia subisce in maniera strutturale. Ci faremo carico di rappresentare le loro aspettative al Governo nazionale e verificheremo eventuali soluzioni da attuare come Governo della Regione”.

Ma falcone chiede di non paralizzare l’economia proprio quando cerca di risollevarsi “Occorre però fare ancora appello al senso di responsabilità di tutti, affinché l’eventuale scelta di scioperare non diventi una soluzione peggiore dei mali”

La protesta

L’aumento del gasolio e con esso l’aumento delle tariffe dalle compagnie di navigazione per il trasporto combinato strada-mare ha messo in serie in difficoltà il comparto dell’autotrasporto in Sicilia. Da qui trae origine la protesta e il blocco annunciati dagli autotrasportatori che hanno indetto un fermo del settore dall’8 al 12 novembre prossimi. Si prevedono, dunque, giorni caldi con ripercussioni in diversi settori.

Sicindustria chiede il dialogo

A chiedere un dialogo ed un ripensamento per prima è Sicindustria che sottolinea il proprio “no” a questa azione di protesta. “Le difficoltà determinate dagli aumenti registrati nei costi del carburante, dei servizi di navigazione, dei servizi in generale, cui si aggiunge la ormai cronica carenza di manodopera, oltre che l’asfissiante burocrazia cui vanno incontro tutte le pratiche di immatricolazione dei nuovi mezzi – commentano gli industriali in una nota – rendono oggettivamente difficile l’esercizio delle attività”.

“Richieste legittime vengano espresse col dialogo”

Ciononostante le imprese del sistema ritengono che le “legittime richieste di intervento ai governi nazionale e regionale affinché mettano in campo misure concrete per sostenere il settore, debbano muoversi sul piano del dialogo, della correttezza istituzionale, garantendo lo svolgimento delle attività economiche”.

“Valutare forme civili di confronto”

La nota di Sicindustria continua “Il rispetto nei confronti delle imprese dei settori primario, industriale e commerciale che del trasporto merci su strada hanno assoluta necessità, induce infatti a valutare forme civili di confronto che escludano il blocco delle merci e l’allestimento di ‘punti di sensibilizzazione’ presso i porti e gli snodi di viabilità della Sicilia”.

“Danno arrecato sarebbe enorme”

“Il danno che il blocco dei trasporti arrecherebbe a tutte le imprese della Sicilia – conclude Sicindustria – sarebbe enorme con il rischio di perdere anche le importanti commesse verso i clienti esteri in favore di imprese concorrenti straniere. La nostra associazione Anita–Confindustria ha già in corso le giuste interlocuzioni istituzionali al fine di alleviare i disagi che sta vivendo il settore”.

Cna Fita Sicilia “No alla protesta, sì al dialogo”

Anche Cna Fita interviene sulla vicenda – pur condividendo le ragioni della protesta – ha deciso di non aderire.

“Pensiamo che il blocco, in questa fase, colpisce gravemente le economie siciliane che si servono dell’autotrasporto – si legge in una nota a firma di Daniela Taranto, Giorgio Stracquadanio e Saro Tumino – le conseguenze di questo fermo ricadranno, in primo luogo, pesantemente sugli stessi autotrasportatori. Prima di arrivare a forme di protesta eccessive, CNA FITA chiede, urgentemente, un Tavolo con il presidente della Regione e con l’Assessore ai Trasporti”.

Il documento prosegue: “Sappiamo che alcuni sindaci della fascia trasformata hanno espresso vicinanza al settore. C’è la loro disponibilità a far parte di questo Tavolo. Quando parliamo della fascia trasformata parliamo di una filiera economica che interessa un’area geografica vasta della nostra regione, che va dal territorio di Trapani fino a quello di Siracusa e mette insieme circa 100 mila imprese del settore ortofrutticolo, commerciale, del packaging e dell’autotrasporto. Oltre il 23% della produzione orticola nazionale ricade in quest’area e in questo periodo la stessa entra in produzione. Il trasporto collegato a questa filiera è fondamentale ma non ha trovato mai rispetto agli imbarchi, non ha nessuna precedenza. Il blocco graverebbe ulteriormente sul settore e poi, per effetto domino, su tutta la filiera. Non bastano i danni fatti dal Covid a questa economia? Se ne devono creare per forza altri con i blocchi e l’immobilismo politico?”.

“Governo regionale intervenga subito istituendo tavolo”

“Il governo regionale ha l’obbligo di intervenire subito, facendo valere il suo ruolo, evitando il fermo e istituendo un Tavolo che veda coinvolte le parti sociali e i sindaci delle aree interessate. Per CNA FITA la battaglia sull’insularità non può essere soltanto un annuncio sui social ma deve avere una forma, un criterio che producano, nel medio lungo termine, fatti concreti, soluzioni immediate che evitino altri danni all’economia siciliana”.

Sallemi (Fdl) “Nostra agricoltura non può pagare”

Il consigliere comunale vittoriese di FdI, nonché coordinatore provinciale del partito, Salvo Sallemi è intervenuto sull’annuncio delle sigle degli autotrasportatori relativo a un fermo dall’8 al 12 novembre.

“Pur comprendendo le legittime rivendicazioni dei lavoratori – dice Sallemi – e degli autotrasportatori non possiamo assistere inermi a un blocco che condannerebbe la nostra agricoltura e quindi la nostra economia. Siamo già in fortissima sofferenza e un blocco rischierebbe di mettere ancora più in crisi il nostro tessuto, con rischi di speculazione sui prezzi dagli effetti disastrosi”.

E conclude: “Auspichiamo che tutte le istituzioni si muovano all’unisono a partire dal primo cittadino e dal presidente della Regione per convocare un tavolo con le associazioni di categoria. Ma vorremmo sentire forte e decisa la voce del governo nazionale che non può restare né silente né inerme”.

Musumeci: “Sì al dialogo ma evitare blocco, serve buon senso”

“Siamo consapevoli delle grandi difficoltà che stanno vivendo gli autotrasportatori siciliani. Il governo regionale si farà carico di portare le loro richieste all’attenzione di Roma per trovare soluzioni nell’immediato e nel lungo termine. Ma serve anche un’assunzione di responsabilità da parte di chi ha intenzione di avviare una protesta dura: l’annunciato blocco penalizzerebbe oltremodo tutta l’economia dell’Isola, già provata dalla pandemia. Una soluzione estrema che rischia di peggiorare le cose”. Lo afferma il presidente della Regione, Nello Musumeci, intervenendo sull’annunciata serrata da parte degli aderenti all’Aias.

Per il governatore si rischia di danneggiare la Sicilia

“Siamo disponibili a dialogare con le imprese dell’autotrasporto – aggiunge Musumeci – su quali siano gli interventi urgenti e più utili da mettere in campo. L’aumento del costo dei carburanti e delle tariffe di traghettamento nello Stretto indubbiamente penalizza le imprese siciliane, così come le infrastrutture statali non adeguate agli standard del resto d’Italia. Una condizione, quest’ultima, su cui il governo regionale si batte con grande forza sin dal suo insediamento. Al pari, una revisione della normativa che disciplina il lavoro nel settore è auspicabile. La Regione farà quanto di sua competenza per intervenire a sostegno della categoria, facendosi anche interlocutore con l’esecutivo centrale. Proprio per questo in giornata l’assessore regionale alla Mobilità Marco Falcone ascolterà le istanze della categoria. Ma non possiamo condividere azioni che, seppure comprensibili negli intenti, rischiano di danneggiare l’Isola. La strada da percorrere è quella del buon senso”.