“Blutec ha sempre parlato di rapporti di collaborazione con Fca. Di parole ne sono state fatte tante: dicevano che avrebbero rilanciato la fabbrica, realizzando un Doblò verde elettrico e un triciclo per consegnare la posta di Poste italiane. Ma da una verifica con Fca emerse una risposta non positiva, non c’era una reale collaborazione, e sui progetti non c’era nulla di concreto”. Sono le parole pronunciate dalla senatrice Teresa Bellanova, viceministro alle Infrastrutture, sentita come teste durante il processo Blutec.

Il processo a Torino

Il procedimento si sta celebrando in tribunale a Torino. Imputati sono Roberto Ginatta e il figlio Matteo e la storica segretaria del gruppo Giovanna Desiderato, per reati a vario titolo di malversazione ai danni dello Stato, autoriciclaggio e bancarotta. La viceministro alle Infrastrutture è stata interpellata come testimone dalla difesa visto che nel 2017 era viceministro allo Sviluppo economico.

Le parole della Bellanova

“Mi occupai di monitorare il sito di Termini Imerese perché c’erano centinaia di lavoratori in cassa integrazione da salvaguardare – ha spiegato – ma i progetti di Blutec non andavano avanti nonostante i fondi stanziati. Io stessa chiesi a Invitalia di fare una verifica sui fondi perché ero preoccupata dalla situazione dei lavoratori che non venivano richiamati al lavoro. Il territorio aveva un grande bisogno di essere reindustrializzato ma gli incontri furono molto deludenti. Mi era chiaro che quel progetto industriale non andava avanti e che era solo una perdita di tempo”.

L’accusa ai Ginatta

Il patron di Blutec Roberto Ginatta aveva rilevato l’ex polo Fiat di Termini Imerese nel 2014. Il grande progetto venne finanziato da Invitalia e prevedeva la produzione di componenti per auto elettriche. Secondo l’accusa, Laura Longo e Francesco Pelosi, Ginatta difeso dall’avvocato Nicola Menardo avrebbe dirottato 16 milioni di euro di contributi statali in “investimenti di stretto interesse della famiglia Ginatta”. Da qui l’accusa di malversazione. L’imprenditore risponde anche di riciclaggio per aver investito parte dei proventi illeciti in altre divisioni del gruppo.

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