Questa mattina ancora code davanti alle farmacie per i tamponi rapidi in tutta Italia. Con l’obbligo del green pass, avviato oggi, ha preso il volo la domanda di tamponi: in un mese, la richiesta di test è aumentata del 57%. I lavoratori non vaccinati (4 milioni circa secondo alcune stime), si sono riversati nelle farmacie che segnalano l’overbooking in diverse Regioni, tra cui la Sicilia.

La situazione in Sicilia

“Se la media per ogni farmacia è di una quarantina di tamponi al giorno con picchi fra 70 e 100 in alcuni casi, ieri, in Sicilia sono stati effettuati almeno 15mila tamponi. C’è chi ha già prenotato l’appuntamento per tre volte alla settimana in modo da essere coperto ogni 48 ore al lavoro”, scrive oggi Repubblica Palermo, che parla di prenotazioni addirittura fino a Natale.

prezzi dei test rapidi sono stabiliti: 15 euro per ogni tampone (ai maggiorenni), 8 euro per la fascia d’età a 12 a 17 anni.

L’allarme del Gimbe

La Fondazione Gimbe dal canto suo nel monitoraggio settimanale aveva messo in guardia dal “rischio imminente di caos” proprio per l’elevato numero di analisi legato al pass verde. Con la progressiva estensione del green pass, spiegava il presidente Nino Cartabellotta, “la media settimanale è passata da 113 mila del 6 agosto a 178 mila il 7 settembre, per poi stabilizzarsi tra 175mila e 185mila. Questo documenta l’esistenza di una fascia di popolazione non intenzionata a vaccinarsi“. Per Cartabellotta l’attuale sistema “non potrà garantire, almeno nel breve termine, un’adeguata offerta”.

“Al momento a Palermo nessuna emergenza”

Sul fronte dei tamponi in farmacia, “al momento a Palermo e provincia non si registra alcuna emergenza. Le farmacie che offrono il servizio sono pronte a soddisfare le richieste, avendo a disposizione un sufficiente numero di tamponi e personale dedicato. Solo in alcuni limitati casi è stato raggiunto il numero massimo di prenotazioni”. Lo ha riferito l’altro ieri Federfarma Palermo.

“L’aumento della domanda di tamponi antigenici legato all’obbligo del Green Pass – dichiara Roberto Tobia, segretario nazionale e presidente provinciale di Federfarma – porta a due tipi di conseguenze: da un lato, le farmacie che già effettuano i test potranno ampliare questa attività organizzandosi con personale dedicato esclusivamente alla somministrazione dei tamponi; dall’altro lato, le farmacie che finora non l’hanno fatto si potranno attivare per rendere disponibile il servizio. Comunque – conclude Tobia – auspichiamo di effettuare sempre meno tamponi e sempre più vaccini, perché la pandemia si combatte con la vaccinazione. Solo incrementando il numero di vaccinati si potrà raggiungere un’adeguata copertura della popolazione. Le farmacie sono pronte”.

Le parafarmacie: “Chiediamo di poter eseguire tamponi”

A “fiutare” il business dei tamponi rapidi anche le parafarmacie, che hanno chiesto oggi al ministro della salute Roberto Speranza, in una lettera aperta di poter fare i tamponi: “Perché impedire a 4.700 farmacisti, laureati che operano nelle cosiddette parafarmacie di eseguire tamponi rapidi antigenici? Perché li considerate farmacisti di serie B?“, scrive il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti e la Confederazione unitaria libere parafarmacie italiane.

“E’ un problema di dotazioni tecniche? Non crediamo – affermano le organizzazioni – esse sono stabilite in rigidi protocolli cui le parafarmacie si possono adeguare in breve tempo”.

In questi giorni, sottolineano, “i cittadini sono sballottati da una farmacia all’altra per trovare un ‘buco’ ove poter eseguire un test che per 48 ore permetta di avere il green pass, noi pensiamo che non sia da Paese civile assistere al caos, alle file interminabili che registriamo in questi giorni in tutte le regioni italiane. Aldilà delle dichiarazioni rassicuranti dei rappresentanti dei titolari di farmacia, le stesse sono al collasso, semplicemente non ce la fanno a reggere l’urto dei richiedenti il test”.

“Lesa la concorrenza”

Secondo le due associazioni, in questo contesto, l’esclusiva alle farmacie per l’esecuzione dei tamponi “non solo lede numerose regole sulla concorrenza, ma reca un danno certo ai cittadini circa il prezzo dei tamponi e la reperibilità dei luoghi ove questi possono essere fatti. Non è necessario che lo Stato si accolli il costo dei tamponi, è però auspicabile che le Istituzioni facciano di tutto perché il prezzo diminuisca e la disponibilità aumenti”. Il tampone, rilevano, “certamente non deve essere la soluzione alla pandemia, solo la vaccinazione lo è. Tuttavia, se esiste una legge dello Stato che lo impone per diverse attività e nei luoghi di lavoro, non può essere quello stesso Stato che ne impedisce la fruibilità”.

“Permetta alle oltre 4.700 parafarmacie italiane – è la richiesta delle associazioni a Speranza – di eseguire test antigenici rapidi. I farmacisti delle parafarmacie hanno entusiasmo e voglia di dare una mano, li utilizzi: non chiedono altro che mettere a disposizione la propria professionalità nella lotta alla pandemia”.

Articoli correlati