“Nel ricordare oggi Paolo Borsellino, il suo straordinario esempio di uomo e di magistrato, il suo sacrificio torniamo a chiedere la verità piena sulla sua morte e sulla morte dei suoi agenti di scorta Emanuela Loi, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina e Agostino Catalano”. Lo dice la professoressa Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone e presidente della Fondazione a lui intitolata, nel trentesimo anniversario della strage di Via D’Amelio.

“Da cittadini non dobbiamo rassegnarci”

“Da cittadini abbiamo il dovere di non rassegnarci, di continuare a pretendere che sia fatta luce su uno degli episodi più gravi della storia recente: lo dobbiamo ai nostri caduti e al nostro Paese”, continua.
“Il tempo trascorso non sia un alibi per nessuno”, conclude.

Salvatore Borsellino chiede silenzio

Come ogni anno sono tante le iniziative in programma nel capoluogo siciliano e, in generale, in tutta Italia. Un anniversario che però arriva a pochi giorni di distanza dalla sentenza sul cosiddetto “depistaggio”. Esito che ha lasciato delusa la famiglia Borsellino, con il fratello del magistrato, Salvatore Borsellino che ha chiesto per l’edizione delle celebrazioni in via D’Amelio soltanto una cosa: silenzio.

La sentenza di Caltanissetta e l’amarezza dei familiari

Una giornata che lo stesso Salvatore Borsellino ha voluto intitolare appunto “Il suono del silenzio”. In via D’Amelio, ci sarà soltanto una pedana, sulla quale si esibirà il violoncellista Luca Franzetti. “Ora chiediamo noi il silenzio – ha dichiarato Salvatore Borsellino -. Silenzio alle passerelle. Silenzio alla politica. Perché invece di fare tesoro di ciò che in questi trent’anni è successo, ci accorgiamo che la lotta alla mafia non fa più parte di nessun programma politico“. Un amaro in bocca figlio dell’esito della recente sentenza del processo a Caltanissetta sul cosiddetto depistaggio. Processo che ha portato alla prescrizione per due poliziotti e all’assoluzione per il terzo. “Avremmo voluto celebrare il trentesimo anniversario con una vittoria sulla mafia e quindi con la scoperta della verità. Purtroppo sarà anche quest’anno solo un appuntamento rimandato“, ha dichiarato Salvatore Borsellino. “Sono stati celebrati numerosi processi ma ancora attendiamo di conoscere tutti i nomi di coloro che hanno voluto le stragi del ’92-’93. Abbiamo chiaro che mani diverse hanno concorso con quelle di Cosa Nostra per commettere questi crimini. Chi conosce queste relazioni occulte resta vincolato al ricatto del silenzio”

L’avvocato dei Borsellino: “Processi travolti da prescrizione”

Parole che hanno preceduto quelle di Fabio Trizzino, legale della famiglia Borsellino. Intervenuto ieri a margine della presentazione del libro sui fatti e sui processi per la strage di via D’Amelio, l’avvocato ha rappresentato tutte le sue perplessità sull’andamento dei processi sui fatti di via D’Amelio. “La verità negata nasce da dati oggettivi. I processi “Borsellino-uno” e “Borsellino-bis” che sono stati travolti da una revisione, istituto veramente straordinario del nostro codice di procedura. Vedere due processi di quella portata travolti è una situazione a dir poco imbarazzante non tanto per noi, ma per chi i processi li ha condotti e decisi”. Durante il dibattito, l’avvocato Trizzino ha commentato anche la recente sentenza del Tribunale di Caltanissetta. Esito che lo ha lasciato perplesso. E, alla luce di ciò, il legale ricorda le abilità del giudice Borsellino nel reperire informazioni, in particolare dalla gestione dei cosiddetti testimoni di giustizia. “Borsellino non si può dimenticare. Io lo definirei uno dei padri fondatori della seconda Repubblica, nata purtroppo sul sangue di Falcone e Borsellino. Quest’ultimo è stato dimenticato con riferimento alle metodologie di lavori. Ovvero la capacità di lavorare con i collaboratori di giustizia. Il dato dei processi travolti per una cattiva gestione dei pentiti dimostra che quei magistrati non hanno saputo seguirli nell’esempio di una professionalità rigorosa“. L’avvocato dedica poi un passaggio al destino e all’esistenza della cosiddetta agenda rossa. “L’agenda rossa è esistita. Lucia Borsellino lo ha dichiarato al processo “Borsellino-quater”. E’ un documento che non è stato portato via da Totò Riina o dai sicari di Cosa Nostra che hanno agito sul campo. Avevano ben altro a cui pensare in quel momento”.

Articoli correlati