I giudici della corte d’appello di Palermo della seconda sezione penale, presieduta da Alfonso Maria Ferraro, hanno confermato la condanna a un anno e un mese nei confronti di Francesco Gargano, 67 anni, ex presidente dell’ordine degli infermieri di Palermo accusato di brogli elettorali durante le elezioni per il rinnovo del cariche del consiglio direttivo e del consiglio dei revisori dei conti che si erano tenute dall’11 al 13 novembre del 2017.

La ricostruzione

Secondo quanto accertato dai carabinieri che erano intervenuti durante le elezioni Gargano avrebbe falsificato 15 schede nelle quali di suo pugno avrebbe scritto i nomi dei candidati delle proprie liste elettorali. Le schede sono state sequestrate dai militari mentre era ancora in corso lo spoglio nel padiglione oncologico dell’ospedale Civico. Cinque infermieri Antonino Amato, Calogero Gugliotta, Giuseppe Intravaia e Vincenzo Gargano, difesi dagli avvocati Salvatore Priola e Maria Valentina Morgana si erano costituiti parte civile. Saranno risarciti con circa 13 mila euro.

La sentenza

Erano stati loro cinque a presentate denuncia su quanto avvenne nel corso della tornata elettorale. Ad accertare che le schede fossero state redatte dall’ex presidente era stato accertato da una perizia grafologica. In appello Gargano attraverso i suoi legali aveva solo contestato che le schede elettorali dell’ordine non avessero natura di atto pubblico. Per i giudici una tesi non condivisibile. La cassazione su questo aspetto è stata molto chiara.

“Integra il reato di falsità materiale in atto pubblico la consegna all’elettore di scheda per la votazione dei consigli scolastici che presenti già l’espressione di voto, dal momento che l’avvenuta preventiva bollatura della scheda ad opera della direzione didattica e la vidimazione operata dai componenti del seggio elettorale conferisce alla scheda elettorale la dignità di atto pubblico”. La scheda elettorale, dicono i giudici, deve definirsi un atto pubblico di fondamentale importanza in quanto diviene vettore della volontà dei rappresentanti. Tra l’altro le quindici schede erano state inserite nell’urna e poi erano state scrutinate. Le schede erano state compilate a penna e non con la matita copiativa. Ci si è accorti di tutto questo dopo le contestazioni dei rappresentati di lista che hanno controllato il lavoro svolto dal seggio elettorale.

Articoli correlati