Non può invocare il diritto di critica politica o di libera manifestazione del pensiero chi, durante una manifestazione di protesta contro l’operato delle istituzioni, dà fuoco alla bandiera tricolore che, in quanto emblema dello Stato, è tutelata dalla Costituzione. E rischia la reclusione per vilipendio o danneggiamento, reato punito con una multa fino a 10mila euro o con la reclusione fino a due anni.
La Cassazione ha così confermato la pena di due mesi, sospesa, a due ragazzi del centro sociale ‘Spazio anomalia’ di Palermo, che nel 2012 avevano cosparso la bandiera italiana di liquido infiammabile e le avevano dato fuoco durante una manifestazione contro la Regione siciliana.
I due, all’epoca ventenni, appartenenti ai movimenti antagonisti, nel corso di un corteo, avevano dato fuoco alla bandiera che avevano portato con loro. Secondo i giudici, si è trattato di un gesto intenzionale, una “esplicita e consapevole manifestazione di gratuito disprezzo e svilimento dell’emblema”, la cui “reputazione e onore”, scrive la Cassazione, insieme a quella Stato e delle sue istituzioni, “sono oggetto della tutela penale di diritti tutelati costituzionalmente”, di fronte ai quali anche “la libertà di opinione trova i suoi limiti”.
Gli imputati sono anche stati condannati al pagamento delle spese processuali, oltre che a versare duemila euro ciascuno alla cassa delle ammende.
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