Stop alla parifica del Bilancio 2019 della Regione siciliana. In sede di Sezione Speciale (la Cassazione della giustizia amministrativa) a Roma la Corte dei Conti riforma la sentenza con la quale le Sezioni Riunite per la Sicilia avevano parificato, con prescrizioni, il rendiconto generale del 2019; dispone nuove correzioni ricalcolando il “fondo crediti di dubbia esigibilità” e valutandolo più consistente di quanto accertato a Palermo e sospende il giudizio su altro aspetto sollevando, con altra ordinanza, questione di legittimità avanti alla Corte Costituzionale su altro aspetto della norma.
Nuovo buco di bilancio
Il dispositivo della decisione assunta in Camera di Consiglio nella giornata di oggi (7 ottobre 2021) dalla Corte composta dai magistrati Mario Pischedda, Luca Fazio, Tiziano Tessaro, Maria Cristina Razzano e dai consiglieri relatori Francesco Sucameli e Andre Luberti aumenta la consistenza del “fondo crediti di dubbia esigibilità” da 34 milioni e 992 mila euro a 43 milioni e 503 mila euro creando nei conti un ulteriore buco da coprire pari a poco più di 8 milioni e mezzo. Di fatto si tratta di somme che la Regione aveva inserito come “da incassare” che invece vengono considerate crediti non più incassabili e dunque da cancellare dal bilancio. Una correzione che si dovrà aggiungere a quelle effettuate con la legge regionale approvata la scorsa settimana. Di fatto il bilancio 2019 continua a restare aperto a oltre due anni di distanza a ad incidere sui bilanci successivi a cascata. Queste correzioni, infatti, comportano rettifiche nel bilancio 2020 e in quello del 2021.
Giudizio sospeso per incostituzionalità della norma di spesa sul Fondo sanitario
Ma la vera bomba sui conti rischia di abbattersi per effetto di una separata ordinanza con la quale la Corte dei Conti sezioni riunite in sede giurisdizionale e in speciale composizione solleva davanti alla Corte Costituzionale la questione di legittimità dell’articolo 6 della legge regionale numero 3 del 17 marzo 2016.
Di fatto si tratta delle disposizioni programmatiche e correttive del 2016 approvate durante il governo Crocetta. In quella norma l’articolo sei spostava a carico del Fondo sanitario il pagamento delle quote residue di un prestito sottoscritto per effetto di un accordo con il Ministero dell’Economia che serviva a ripianare il disavanzo della Regione in materia sanitaria, il così detto piano di rientro. Dal bilancio 2016 in poi le rate di quel prestito sono state pagate con i soldi del Fondo per la sanità.
La questione di legittimità costituzionale, in poche parole riguarda la destinazione di quel fondo che dovrebbe essere vincolato all’erogazione dei LEA ovvero i livelli essenziali di assistenza: in una parola le prestazioni ai pazienti e non a pagare i debiti. Peraltro il Fondo sanitario è per circa la metà coperto dallo Stato e per l’altra metà, o quasi, dalla regione. In questo modo la Regione faceva pagare metà del suo debito allo stato sottraendo i soldi al servizio sanitario regionale
Rischio che saltino i conti
Se quella norma dovesse essere dichiarata incostituzionale dagli ermellini si profila, dunque, il rischio che tutte le imputazioni di spesa fatte su quel fondo per pagare le rate del prestito (circa 277 milioni l’anno) dal 2016 fino ad oggi siano irregolari con un effetto domino su tutti i cinque bilanci regionali coinvolti da allora fino ad oggi.
L’affondo dei 5 stelle all’Ars: “Lo avevamo detto”
“Avremmo voluto sbagliarci, ma sapevamo che eravamo nel giusto quando dicevamo che l’Ars non avrebbe dovuto approvare il rendiconto generale della Regione per il 2019, su cui pendeva il ricorso della procura Contabile che si era opposta alla parifica. Ebbene, come ampiamente previsto, oggi la Corte dei Conti, Sezioni Riunite in composizione speciale, a Roma, ha accolto tutti i rilievi del ricorso presentato dal Procuratore generale siciliano Zingale alle Sezioni Riunite romane della Corte dei conti. Ora va rivisto il bilancio del rendiconto della Regione, con tutte le negative conseguenze che ne deriveranno per i siciliani” commenta il deputato del M5S all’Ars Luigi Sunseri, componente della commissione Bilancio di palazzo dei Normanni.
“Il documento contabile, approvato in giunta il 7 settembre, – dice Sunseri – era stato trasmesso subito alla commissione Bilancio e, in seguito, l’Assemblea regionale siciliana lo ha approvato a tamburo battente. Avevo chiesto a Miccichè, Armao e Musumeci di non dare seguito all’approvazione. Ed invece lo hanno fatto, con il voto contrario del MoVimento 5 Stelle. L’approvazione del rendiconto, nelle more della decisione sul ricorso proposto dalla Procura, è stata una mossa sbagliatissima, a dimostrazione che siamo governati da incapaci”.
Attacca il Pd
“Lo avevo detto che saremmo andati a sbattere, ma il punto è che a forza di sbattere la faccia contro il muro a farsi male è la faccia, non il muro” sostiene Antonello Cracolici parlamentare regionale del PD. “Come era prevedibile – aggiunge – la scelta di approvare il rendiconto 2019 prima della decisione delle Sezioni riunite della Corte dei Conti avrebbe potuto generare un serio conflitto istituzionale. Lo avevo detto in aula in tempi non sospetti, c’era un altissimo rischio di trovarsi in questa situazione ma l’arroganza di Musumeci e del suo governo non ha limiti, il guaio è che questo susseguirsi di decisioni fallimentari sta affossando la Sicilia”.
“Siamo di fronte all’ennesima dimostrazione dell’assoluta inadeguatezza di chi dirige la politica economica e finanziaria della Regione – conclude Cracolici – Musumeci non può più fare finta di nulla: o prende provvedimenti immediati oppure sia lui stesso a lasciare da subito la guida della Regione”.
“E’ come un disco rotto!” dice invece del Presidente della Regione il segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo in un post . “Il governo #Musumeci è un vero cataclisma per la Sicilia. Non passa giorno, infatti, senza che arrivi una notizia negativa: ieri la bocciatura dei progetti PNRR per la gestione idrica, oggi la #bocciatura del bilancio 2019, a Roma, da parte della sezione speciale della Corte dei Conti. Lo avevamo detto in aula, in fase di discussione del rendiconto 2019, che sarebbe stato meglio aspettare. Errare è umano ma perseverare è diabolico: ora basta! #musumecidimettiti”
Critiche anche dal gruppo misto
“Arroganza e sicumera del governo Musumeci sono un pericolo per la Sicilia. Avevamo chiesto di non procedere al voto parlamentare sull’approvazione del rendiconto 2019 e di attendere il giudizio della Corte dei Conti.
Il governo regionale ha, invece, scelto la prova di forza. Da cui oggi miseramente esce sconfitto, aumentando preoccupazioni e paura per lo stato finanziario del bilancio regionale. La sensazione è di avere al timone della Regione una squadra improvvisata, pasticciona e presuntuosa” dicono i deputati regionali Claudio Fava e Valentina Palmeri dopo il voto di oggi dell’Assemblea Regionale Siciliana sul rendiconto 2019
La Regione ha pronte le contromisure
Appaiono sereni, invece, dall’assessorato regionale all’Economia. Gli uffici hanno già pronte le contromisure. ECCOLE
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