disavanzo maturato per lo più nel 2016 ma anche 2017

Buco da oltre 2 miliardi nella casse regionali, la Corte dei Conti romana inguaia il bilancio ma Palermo è già corsa ai ripari

La sezione giurisdizionale della Corte dei conti ha condannato la Regione siciliana al pagamento di 2,14 miliardi di euro per ripianare il disavanzo del 2017.

La vicenda è quella della mancata parifica del bilancio 2017 a metà dello scorso anno. Un provvedimento che la Corte dei Conti aveva assunto non senza sorprese generali e che ha ritardato tutti i documenti contabili della Regione da quel momento in poi costringendo il governo a modificare in aula le chiusure di bilancio e tutti i documenti successivi per far quadrare i conti.

Pur iniziando a provvedere al ripiano il governo aveva presentato ricorso alla mancata parifica in sede di appello a Roma ma nel frattempo aveva corretto i saldi e le voci contestate provvedendo a inserire nella trattativa con lo Stato il ripiano del disavanzo.

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Adesso i giudici hanno respinto il ricorso presentato dal governo Musumeci (che si è insediato nel dicembre 2017) contro la negata parifica del documento contabile da parte della sezione siciliana della Corte dei conti. I magistrati romani hanno ritenuto corretto il calcolo dei colleghi siciliani, che nel giudizio di parifica avevano evidenziato un disavanzo di 1,9 miliardi nel 2016 e di altri 189 milioni nell’anno successivo e ritengono che la Regione “sia incorsa in un errore di compilazioni o di impostazione della metodologia di verifica del recupero del disavanzo”.

Ma la soluzione era già arrivata con la dilazione del debito in rate annuali da pagare in trenta anni. L’assessore all’Economia e vicepresidente della Regione, Gaetano Armao, sottolinea, adesso, che sarà possibile spalmare il debito in 30 anni con rate di 71,3 milioni l’anno, come previsto dall’accordo Stato-Regione, chiuso recentemente, “altrimenti avremmo dovuto trovare oltre 700 milioni in tre anni”.

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Resta il tema della pesane eredità lasciata dal passato. Un disavanzo che arriva dal 2016 e dal 2017 (solo un mese del quale  stato in mano al governo Musumeci) anche se l’errore di compilazione è avvenuto dopo.

Ora si riparte dall’accordo raggiunto e dalle rate da 71 milioni e 300 mila euro l’anno nella speranza di rimettere a posto davvero i conti per il futuro

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