Oltre al corposo capitolo dedicato alle intercettazioni, l’inchiesta che fa tremare il Comune di Palermo – e che vede indagato il sindaco Leoluca Orlando assieme ad altri 23 tra ex assessori e dirigenti, per falso in bilancio comunale – contiene pure una CTU (consulenza tecnica d’ufficio) del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Una relazione che non fa che aggravare il quadro indiziario a carico degli indagati.
A sostenere l’atto d’accusa della Procura di Palermo, al fianco delle numerose telefonate intercettate, anche una grossa consulenza tecnica redatta da Gaetano Mosella e Mara Romano, dirigenti ispettori del ministero dell’Economia, che – come riporta oggi il Giornale di Sicilia in edicola – “fa il pelo e il contropelo” ai conti disastrati di Palazzo delle Aquile.
«Il sindaco con direttiva imperativa e vincolante – evidenziano gli esperti – ha quantificato in soli 197mila euro i debiti da riconoscere del Comune verso l’Amat al 31 dicembre 2016, a fronte di debiti senza copertura che ammontavano a 8 milioni e 890 mila. Ha quantificato in soli 7 milioni e 636mila euro i debiti del Comune verso la Rap, a fronte di debiti reali senza copertura finanziaria per 19 milioni e 97mila euro».
Mentre i telefoni degli indagati erano sotto controllo a partire dall’estate 2019, i consulenti tecnici dei pm hanno trovato un “buco nero” nei conti del Comune. Ma non solo su Rap e Amat.
“Al vaglio degli ispettori – scrive il Gds – anche Amg, Sispi, Amap, Palermo Ambiente, Patto di Palermo, Acquedotto conconsortile il Biviere, Associazione teatro stabile Biondo”, per un totale di quasi 7 milioni e mezzo, «che sommato al disallineamento di Rap e Amat» ammonta a poco meno di 30 milioni di euro (29 milioni e 802 mila euro).